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Archivio newsletter - Associazione Italiana per la Comunicazione Pubblica e Istituzionale


Un interessante commento di Luigi Oliveri, dirigente pubblico della Provincia di Verona, pubblicato su www.lavoce.info il 20 gennaio scorso dal titolo "Se un patrocinio non si nega a nessuno" ci permette di tornare sul dibattuto DL 78/2010, in particolare sull'articolo 6 della legge di conversione, la 122/2010. Un argomento molto caro ai comunicatori, che anche in questo periodo sono alle prese con i tagli imposti ai bilanci del sistema delle autonomie locali.
Alcune Amministrazione regionali hanno già provveduto ad apportare sforbiciate laddove ritenevano opportuno, a volte interpretando in modo restrittivo la norma, altre in modo più ampio e in certi casi, invece, trovando la giusta mediazione tra le due posizioni estreme, avvicinandosi maggiormente, a nostro parere, alla volontà del legislatore.

Il punto di partenza
L'analisi di Oliveri parte da un'inchiesta pubblicata sul settimanale “L'Espresso”, che non lesina sferzate a destra e a manca, mettendo in risalto gli eccessi di alcune spese che potremmo definire voluttuarie a discapito di investimenti per i servizi sociali, per quelli rivolti alla generalità dei cittadini, ma soprattutto a coloro che si trovano in situazioni di particolare bisogno.

Una comunicazione di servizio

Chi di noi comunicatori non potrebbe convenire sul fatto che è sicuramente meglio garantire un sostegno a una famiglia in difficoltà piuttosto che investire su una campagna informativa? A meno che, forse, questa campagna sia finalizzata a far conoscere alla maggior parte dei cittadini amministrati quali siano le politiche attivate per loro, quali fondi vengono messi disposizione e come accedervi.
Stesso ragionamento andrebbe fatto sulla necessità o meno di sostenere una sagra o una festa di paese. Quanti soldi si risparmierebbero se non si spendessero soldi pubblici, se si coinvolgesse il mondo dell'impresa e del commercio, chiedendo loro un sostegno economico? Però, anche in questo caso serve un giusto equilibrio, senza condizionare ogni scelta istituzionale all'andamento dell'economia privata.
Altrimenti ci si dovrebbe chiedere qual è il ruolo di un'istituzione pubblica, soprattutto quelle che costituiscono il governo locale e quindi sono a maggior contatto con i cittadini, cioè Regioni, Province e Comuni. È giusto che azzerino i capitoli dedicati allo sport, alla cultura, all'educazione e, perché no, alla comunicazione, per concentrarsi solo sul sociale?
Il sostegno economico a una sagra di paese o a una festa patronale sono sempre da considerare uno spreco di risorse pubbliche o, in alcuni casi, potrebbero essere un'occasione di promozione, di valorizzazione del proprio tessuto associativo, culturale, civile e una buona occasione per mettere in campo utili strategie anche nell'ambito della sicurezza locale?

L'importante è rendere conto

Il problema non è tanto, a nostro parere, investire nella promozione del proprio territorio e nella comunicazione istituzionale. Nonostante le contrastate disposizioni sui tagli che sono da considerare, lo ripetiamo anche in questa occasione, con la dovuta cautela per evitare la violazione di altre norme del diritto italiano, e non sono allineate con la volontà del legislatore.
Il problema, come giustamente sottolinea Oliveri, è rendere conto, creare processi di condivisione. Dire chiaramente ai propri amministrati perché si intendono investire risorse per sostenere un'iniziativa culturale, di marketing territoriale, di promozione e spiegare quali sono le finalità, i vantaggi che ne derivano per l'intera collettività.
Cioè, il comunicatore deve entrare in gioco fin dalle fasi iniziali della progettazione, studiare insieme ai vertici dell'Amministrazione e agli organizzatori i vantaggi per la collettività, individuare il giusto equilibrio tra attese derivanti dalla ricerca del consenso e l'effettiva efficacia sotto diversi punti di vista. Poi suggerire, anche al politico che ha paura delle ventate populiste o qualunquiste, che l'importante è assicurare la massima trasparenza nelle proprie azioni.
Se non ci si limita a una comunicazione, senza fare troppo gli accademici, unidirezionale, ma circolare che attiva processi di condivisione, allora si può sicuramente parlare di giusti investimenti, che potremmo definire doverosi. E gli sprechi, molto spesso, sono da ricercare altrove nei bilanci della Pubblica Amministrazione.



di Claudio Trementozzi



Allegato:
L'articolo di Luigi Olivieri del 20.01.12