La ricerca è ideata, promossa e coordinata dal laboratorio Unisob MediaLab e dalle cattedre e dagli studenti di "Social Media Analysis", del Prof. Eugenio Iorio, e di "Teoria e tecniche delle analisi di mercato", del Prof. Umberto Costantini dell'Università Suor Orsola Benincasa e da un team di ricercatori che si raccolgono attorno al Centro Studi Democrazie Digitali e alla Fondazione Italiani Organismo di ricerca, supportati dall'Associazione Italiana della Comunicazione Pubblica e Istituzionale.
Hanno patrocinato a ricerca la Società Italiana di Intelligence SOCINT (www.socint.org) l'Associazione IWA (www.iwa.it), dalla redazione di MEDIADUEMILA (www.media2000.it), e dalla redazione del FORUMPA (www.forumpa.it).
Ha curato l'impaginazione della ricerca lo studio di comunicazione Saavedra (www.saavedra.it).
Scopo della ricerca
Obiettivo principale del lavoro di ricerca è cercare di comprendere quali siano i criteri di scelta delle fonti di informazione degli utenti italiani.
In particolare essa ha l'obiettivo di comprendere quali siano i meccanismi di influenza dei media, in particolare quelli presenti su internet, e la loro efficacia in termini di persuasione.
Il lavoro di ricerca si è sviluppato nel 2020 con l'ultima rilevazione nel 2021.
Vita online
Un italiano su 4 passa almeno 5 ore al giorno su internet, pari a 26,40% nel 2020 (nel 2018 era 32,96%).
Nel 2018 il 55,46% trascorreva non meno di 4 ore su internet, prima del Covid-19 il 50,09% e durante il Covid-19 l'83,8%.
Durante la pandemia, nel 2020, il 72,54% degli italiani è stato connesso non meno di cinque ore.
(Infografiche: Il dominio dell'attenzione p. 2 | Gli effetti dell'isolamento nell'emergenza covid-19 p. 17)
Cresce l'utilizzo del telefonino, come device, per accumulare informazioni, il 73% nel 2020 rispetto al 69,34% del 2018.
(Infografica: Trasformazioni della memoria e consapevolezze biomediatiche p. 10)
Un italiano su cinque, ovvero il 20,91%, crede di soffrire di insonnia a causa di un intenso utilizzo di tecnologia (smartphone/tablet/computer/ console di giochi) o di internet.
(Infografica: Trasformazioni della memoria e consapevolezze biomediatiche p.11)
Uno su quattro, ovvero il 25,70%, controlla e monitora costantemente i social media, in particolare i giovani 21-25 anni (36,68%).
(Infografica: Trasformazioni della memoria e consapevolezze biomediatiche p.10)
Un adolescente su tre, ovvero il 31,46%, ha problemi di concentrazione, e uno su quattro perde il senso del tempo eccedendo nell'uso di internet.
(Domanda/Risposta n. 7. Dopo un intenso utilizzo di tecnologia (smartphone/tablet/computer/console di giochi) o di internet nell’ultimo anno ti è capitato di trovarti in una o più di queste condizioni p 95)
Utilizzo / Fiducia / Credibilità / Influenza delle fonti di informazione
Le TV nazionali pubbliche sono utilizzate dal 55,99% degli italiani (maggiormente utilizzate più da anziani e più da istruiti), in esse ripongono fiducia il 49,85%; il 50% crede nelle narrazioni delle tv nazionali pubbliche (maggiormente quelle con basso livello scolastico e persone con età post i 65 anni); e il 44,51% ne viene influenzato.
Le radio nazionali sono utilizzate dal 37,82% degli italiani. In esse ripongono fiducia il 38,12%; mentre il 39,72% crede nelle narrazioni da esse veicolate; e il 30,24% ne viene influenzato.
I quotidiani nazionali cartacei sono utilizzate dal 30,14% degli italiani (principalmente le fasce d’età più anziane), in esse ripongono fiducia il 39,27%; mentre il 38,57% crede nelle narrazioni da esse veicolate; e il 32,93% ne viene influenzato.
I portali di informazione online sono utilizzati dal 45,41%; in essi ne ripongono fiducia il 30,84%. Il 32,24% degli italiani crede nelle narrazioni dei portali di informazione online e il 29,39% ne viene influenzato.
Facebook è utilizzato dal 42,12%. Il 18,96% degli italiani crede nelle narrazioni di Facebook e il 20,96% ne viene influenzato.
YouTube è utilizzato dal 34,28%. In esso ripone fiducia il 19,31%, inoltre il 20,46% degli italiani crede nelle narrazioni da esso veicolato e il 19,86% ne viene influenzato.
Il passaparola è utilizzato dal 35,63% , principalmente fino ai 34 anni, da tutti i livelli di istruzione, anche se meno per chi ha la specializzazione; in esso ripone fiducia il 21,11%; il 22,01% degli italiani crede nelle narrazioni tramite passaparola e il 25,20% ne viene influenzato.
I Portali di contro/informazione online sono utilizzati dal 24,75%, principalmente utilizzati fino a 34 anni, soprattutto da chi possiede diploma e laurea; in essi ripongono fiducia il 22,70%; il 23,75% degli italiani crede nelle narrazioni dei portali di contro/informazione online e il 20,81% ne viene influenzato.
Le fonti istituzionali, normalmente, sono utilizzate dal 24,20%, principalmente utilizzati da tutte le fasce di età eccetto i più giovani e i più istruiti; in esse ripongono fiducia il 29,74%; il 20,26% crede nelle narrazioni e il 19,41% ne viene influenzato.
(Infografica: Resilienza biomediatica p. 7)
Con il Covid-19 la televisione afferma il suo dominio come mezzo di riferimento per gli italiani (69,16% nella prima rilevazione e 59,30% nella seconda), seguono le fonti istituzionali (51,46 nella prima rilevazione e 57,25 nella seconda), i portali di informazione online (49,90 nella prima rilevazione e 47,13 nella seconda) e Facebook (31,13 nella prima rilevazione e 26,87 nella seconda).
(Infografica: Gli effetti dell'isolamento nell'emergenza covid-19 p. 18)
Il 40,57% degli italiani è influenzato politicamente dai telegiornali e il 41,92% è influenzato politicamente da programmi tv di approfondimento
Il 39,92% influenzato politicamente da confronto parenti amici.
Il 34,33 è influenzato politicamente dai giornali, il 21,56% da fonti istituzionali (gov.it; regione.it; ...), il 19,26% da Facebook, il 14,12% YouTube, il 17,32% da Google News.
(Infografica: I limiti dello sviluppo della rete come luogo di democratizzazione di massa p. 1)
La percezione della creditbilità
Gli italiani tendono a credere una notizia vera quando:
- l'autore è verificato e/o esperto in materia (61,83%);
- contiene citazioni e riferimenti ad altre fonti attendibili (43,36%);
- l'autore ha una biografia che lo indica come esperto in materia (39,77%);
- è imparziale (33,23%);
- è pubblicata su un mezzo che conosco (25,65%);
- l'autore è qualcuno di cui ho sentito parlare (24,85%);
- i testi sono chiari e il linguaggio comprensibile (23,64%);
- non la percepisco come contenuto promozionale pubblicitario (21,01%).
(Infografica: Alla ricerca di autorevolezza e credibilità p. 6)
Considerazione sull'Infosfera italiana
Per il 66,92% ognuno è in grado di trovare facilmente le notizie di cui ha bisogno.
Il 50,25% italiani, ovvero un italiano su due, crede che il sistema di informazione sia invaso da fake news.
Più il livello d'istruzione sale, più si tende a credere alla presenza delle fake news.
Non è un problema la fine della disintermediazione per due italiani su tre (32,14%).
Solo il 22,95% degli italiani pensa che le fake news siano un fenomeno antecedente ad internet; l'85,18% non crede al fatto che sono propaganda politica.
Poco più di un terzo degli italiani, ovvero il 34,98% pensa che gli apparati dell'informazione tradizionale tendano a manipolare le notizie (più aumentano età e istruzione più cresce la tendenza a credere alla manipolazione).
(Domanda/Risposta 16. Ritieni che attraverso i Social Media (Facebook, Twitter, YouTube) p. 145)
L'incapacità di riconoscere le Fake News
Il 64,37% non è in grado di classificare correttamente una pagina di un sito di bufale.
L'86,13% non è in grado di classificare correttamente una pagina di un profilo twitter fake.
Il 92,66% non è in grado di classificare correttamente un sito web di bufale.
L'89,17% non è grado di classificare correttamente una notizia.
(Infografica: Fakenews e l'incapacità di distinguere il reale dal falso p. 8)
La materia in cui ci sono state più risposte corrette sono i vaccini (45% in media), la materia più polarizzante l'immigrazione (con una distribuzione di circa il 30% per le risposte "vero", "fake news" e "non saprei"), la materia con meno risposte corrette è l’alimentazione, su cui ha sbagliato in media il 70% degli italiani.
Alcuni esempi:
«La frutta va mangiata lontana dai pasti»[1] è stata ritenuta vera dal 45,06%.
«L’ananas brucia i grassi»[2] è stata ritenuta vera dal 61,23%.
Solo il 44,91% del campione riconosce come fake news il fatto che un malato di diabete possa mangiare frutta a volontà[3].
«Non si muore di morbillo»[4] è un fake news solo per il 41,27% delle persone.
«Lo stato non è in grado di sostenere le spese per la salute degli italiani, figuriamoci per quella degli immigrati»[5] solo per il 35,98% delle persone è falsa.
«L’immigrazione ha riportato in Italia la turbercolosi»[6] è considerata falsa solo dal 39,47% degli italiani.
«Insieme agli immigrati arrivano in Italia anche le malattie infettive»[7] solo per il 30,61% degli italiani è considerata falsa.
«La carne rossa fa venire il cancro»[8] è un fake solo per il 27,25% delle persone.
«Se ho la diarrea devo mangiare in bianco»[9] e «più vitamine prendo meglio sto»[10] sono considerate entrambe fake news solo per il 36,43% delle persone.
(Domanda/risposta 20. Quali delle seguenti frasi sono "fake news”? p. 151)
Un italiano su due non ha ben chiara la differenza tra comunicazione politica e comunicazione pubblica e istituzionale.
Il manifesto proposto nel questionario, seppur istituzionale non ha nulla a che fare con la comunicazione pubblica e istituzionale, ma solo il 43,21% ne comprende la vera natura di manifesto politico.
(Infografica: Fakenews e l'incapacità di distinguere il reale dal falso p. 9)
I dati della ricerca pandemica Covid-19
La prima somministrazione del questionario Covid-19 è stata effettuata nel mese di aprile 2020 in pieno lockdown in Italia e la seconda somministrazione nel mese di febbraio 2021.
Nella prima rilevazione il 59,53% degli italiani crede alla narrazione del virus naturale proveniente dai pipistrelli, solo il 19,36% crede alla narrazione dell’arma batteriologica.
Nella seconda, invece, la percentuale degli italiani che credono alla narrazione del virus si abbassa al 44,01%, mentre chi crede al virus come arma batteriologica cresce al 26,48%.
Il 36,58% degli italiani crede che i pazienti 0 fossero diversi e presenti in varie nazioni nella prima rilevazione, il 42,65% nella seconda.
(Infografica: Percezioni e narrazioni intorno al Covid-19 p. 15)
Solo il 21,69% degli italiani crede che sia colpa della Cina nella prima rilevazione, per poi passare al 23,76% nella seconda rilevazione.
Gli italiani che hanno creduto allo sharp power della Cina, ovvero che hanno pensato che la Cina sia stata la più solidale nei confronti dell'Italia, sono nella prima fase il 52,92% mentre nella seconda fase solo il 13,34%.
(Infografica: Percezioni e narrazioni intorno al Covid-19 p. 15)
Per il 55,93% degli intervistati, l'Italia, con i decreti governativi, ha risposto all'emergenza COVID-19 in maniera tardiva ma efficace; solo il 19,36% ha ritenuto la risposta in maniera tardiva ed inefficace.
Dati che cambiano nella seconda rilevazione: il 36,03% degli italiani crede che il governo abbia risposto in maniera tardiva ma efficace e il 38,85 crede che la risposta sia avvenuta in maniera tardiva ed inefficace.
(Infografica: Percezioni e narrazioni intorno al Covid-19 p. 16)
La polarizzazione prodotta dai media mainstream tra Italia e Germania, Olanda e i paesi del Nord Europa, per le misure di risposta economica all'epidemia, ha prodotto una risposta emotiva da parte degli italiani che per il 39,30% ha risposto che l’Italia non dovrebbe restare nell'Unione Europea, nella seconda rilevazione passa al 12,07%.
(Infografica: Percezioni e narrazioni intorno al Covid-19 p. 16)
Se nella prima fase della pandemia il 56,81% degli italiani riteneva di senso tracciare i movimenti dei cittadini attraverso app, smartphone o microchip per prevenire nuovi contagi dell'epidemia, circa un anno dopo la percentuale è scesa al 40,60%.
(Infografica: Percezioni e narrazioni intorno al Covid-19 p. 19)
Sempre nella prima fase della pandemia per il 63,91% degli italiani i media (tv, giornali, radio, internet) hanno contribuito a creare panico e infodemia; percentuale che aumenta, un anno dopo, al 76,24%.
(Infografica: Percezioni e narrazioni intorno al Covid-19 p. 18)
La paura o preoccupazione per la propri salute o quella dei propri cari passa dal 47,76%, nella prima rilevazione, al 50,24, nella seconda.
(Infografica: Percezioni e narrazioni intorno al Covid-19 p. 17)
Invariato il pessimismo degli italiani sul futuro della nostra società: il 74,42% e poi il 74,49% credono che il futuro non sarà come prima.
(Infografica: Percezioni e narrazioni intorno al Covid-19 p. 19)
[1]«La frutta va mangiata lontano dai pasti? Falso». Istituto Superiore di Sanità, Falsi miti e bufale [online] Disponibile a:
[2]«L’ananas brucia i grassi? Falso». Istituto Superiore di Sanità, Falsi miti e bufale [online] Disponibile a:
[3] «Se hai il diabete puoi mangiare tanta frutta? Falso». Istituto Superiore di Sanità, Falsi miti e bufale [online] Disponibile a:
[4] «È vero che di morbillo non si muore?? Falso». Istituto Superiore di Sanità, Falsi miti e bufale [online] Disponibile a:
[5] «Lo Stato non è in grado di sostenere le spese per la salute degli italiani, figuriamoci per quella degli immigrati! Falso». Istituto Superiore di Sanità, Falsi miti e bufale [online] Disponibile a:
[6] «L'immigrazione ha riportato in Italia la tubercolosi? Falso». Istituto Superiore di Sanità, Falsi miti e bufale [online] Disponibile a:
[7] «Insieme ai migranti arrivano in Italia anche le malattie infettive? Falso». Istituto Superiore di Sanità, Falsi miti e bufale [online] Disponibile a:
[8] «La carne rossa fa venire il cancro? Falso». Istituto Superiore di Sanità, Falsi miti e bufale [online] Disponibile a:
[9] «Se ho la diarrea devo mangiare “in bianco”? Falso». Istituto Superiore di Sanità, Falsi miti e bufale [online] Disponibile a:
[10] «Più vitamine prendo e meglio sto? Falso». Istituto Superiore di Sanità, Falsi miti e bufale [online] Disponibile a: