A meno di un mese dall'inizio di COM-Lab, la due giorni bolognese dedicata al presente e al futuro professionale dei comunicatori pubblici e a poco più di 170 giorni dal ritorno a Bologna, sua sede naturale, di COM-PA, il Salone Europeo della Comunicazione Pubblica, dei Servizi al Cittadino e alle Imprese, l'Associazione ha deciso di porre mano ad un restyling dei propri strumenti di comunicazione.
Cominciando da questo nostro settimanale che vanta l'invidiabile primato di aver superato in un tempo abbastanza breve i diecimila abbonati e che, da questo numero, si presenta con una nuova testata.
Va da sé che aver modificato la testata significa solo avvertire che è in corso una trasformazione che proseguirà nei prossimi numeri, per rendere "Comunicatori e Comunicazione" una newsletter sempre più simile e vicina a quello che ci chiedono i nostri lettori.
Successivamente toccherà al nostro periodico a stampa e al sito dell'Associazione.
Prima della fine di questo mandato l'attuale gruppo dirigente intende rinnovare alcuni aspetti del dialogo ventennale con il grande mondo della comunicazione.
Non si tratta di aggiustamenti o aggiornamenti ma di alzare il livello professionale di tutti noi.
Nel 2010 non è più accettabile leggere, come abbiamo letto, che la questione della 150 è prima di tutto una "questione di cultura".
Splendida frase usata e abusata proprio perché non significa nulla.
È vero che tutto, dall'estinzione dei dinosauri in poi, è questione anche di cultura ma il tempo in cui i problemi si credeva possibile risolverli a suon di frasi fatte li ritenevamo da tempo alle nostre spalle.
Oggi la comunicazione pubblica è una disciplina, i comunicatori si formano nelle Università e si specializzano nei Master nazionali ed europei.
Viviamo una stagione che richiede chiarezza, competenza, serietà e che ha l'obbligo di diradare i fumogeni annidati anche nel sistema della comunicazione.
Una barca che per far loro posto ha buttato via vele, remi e timone e vagola per acque limacciose e tra scogli di ogni genere.
Per restare al tema che sta bloccando da anni processi riorganizzativi e nuove assunzioni, la 150 non funziona perché, cultura o non cultura, imporrebbe, come tutte le vere innovazioni, la riduzione se non la scomparsa di esperti senza esperienza, di professionisti senza professione, di amici, parenti e conoscenti collocati tra le pieghe, evidentemente ancora abbondanti, di bilanci e bilancini pubblici.
Sino a che tutto ciò non diverrà coscienza diffusa e azione pratica i neo-laureati in Scienze della Comunicazione dovranno accettare i lazzi di certi presentatori radiofonici o fingere di credere alle favolose promesse di coloro che intanto continuano a zappettare la propria personale aiuola.
A conferma che comunicatori non si nasce, forse si diventa ma, certamente troppe volte ci si improvvisa.
La comunicazione dell'Associazione
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