L'Italia nella classifica Onu
Se l'indice Desi non fosse stato sufficiente per classificare l'Italia non proprio in alto nella classifica per la digitalizzazione, ecco l'indagine ONU che nel rapporto "UN E-Government Survey 2020", uscito alla fine di luglio, informa che il nostro Paese è scivolato dal 24° posto del 2018 all'attuale 37°.
La ricerca evidenzia come a causa della pandemia e del conseguente lockdown, la maggior parte dei Paesi, si sia prefissa nuovo obiettivi di digitalizzazione dei servizi pubblici anche se resta ancora pesante il digital divide.
Guidano la classifica Onu dei governi più avanzati la Danimarca, la Corea del Sud e l'Estonia, seguite da Finlandia, Australia, Svezia, Regno Unito, Nuova Zelanda, Stati Uniti, Paesi Bassi, Singapore, Islanda, Norvegia e Giappone. Tra i Paesi in via di sviluppo, scatto in avanti fino alla metà della classifica Bhutan, Bangladesh e Cambogia. Mauritius, Seychelles e Sudafrica sono in testa alla classifica dell'e-government in Africa.
In Italia, rispetto ai Paesi considerati è aumentato il ritardo per le infrastrutture, la disponibilità di servizi digitali e il capitale umano che ha basse competenze di base. Fra gli altri il nostro Paese segna una caduta dal 15° al 41° posto per la e-participation. Per quel che riguarda il limitato progresso dei servizi di connettività l'incremento è stato di appena 4 punti percentuli over 100 Mbps, dal 9% al 13%, che ci piazza al 17° posto.
Lo sviluppo e i progetti on line più interessanti sono quello dei governi del Canada e dell'Australia che hanno lanciato delle dashboard on line per condividere informazioni e tenere traccia delle risposte alle emergenze. Quello della Cina dove i chatbot vengono utilizzati per valutare il rischio di infezione dei pazienti. In Estonia, invece una app di engagement della comunità ha consentito alle Amministrazioni locali di interagire direttamente con i cittadini, facilitando la condivisione di informazioni sul Covid-19 e per l'organizzazione di eventi virtuali.
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Eurostat: italiani poco attivi sui social network
In luglio, Eurostat ha diffuso i dati di "Participation in social networks in UE" nei quali si legge che nel 2019 il 54% delle persone di età compresa tra 16 e 74 anni ha frequentato i social network (con attività diverse: dalla creazione di un profilo alla pubblicazione di post e messaggi o di altri contributi) percentuale in costante aumento poiché nel 2011 era del 36%.
Fra gli Stati dell'Unione Europea, dice la ricerca, la percentuale di frequentazione ai social network è più alta in Danimarca con l'81%, seguita da Belgio con il 76%, da Cipro e Svezia alla pari con il 72% e Malta con il 71%. La percentuale scende al di sotto del 50% in due Stati: Italia e Francia che segnano entrambi il 42%.
La differenza, rileva Eurostat, risente per il fattore demografico e per l'età, tant'è che se fra i giovani europei, nella fascia d'età 16-24 anni, quasi 9 su 10 sono attivi sui social network – pari all'86% - la percentuale cambia sostanzialmente in Italia che segna il 73% e in Francia (74%), soprattutto se i dati vengono paragonati al 98% di Cipro.
Fra gli over (65-74 anni) il 18%, quasi un quinto, partecipa ai social network. Anche in questo caso vi sono importanti differenze nazionali come, ad esempio, il 9% della Bulgaria e il 51% della Danimarca.
https://ec.europa.eu/eurostat/
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Istat: poca la maturità digitale delle imprese italiane
Una indagine di Istat, realizzata tramite un questionario dal titolo "Digitalizzazione e tecnologia nelle imprese italiane", diffusa a metà agosto, individua undici tecnologie come fattori chiave di digitalizzazione. L'utilizzo collegato delle tecnologie individuate: software gestionale, cybersecurity, simulazione, fibra ottica, IoT, big data, 4G-5G, robot, AR/VR, cloud, print 3D, cioè una combinazione tra infrastrutture digitali e tecnologie applicative, è stato proposto come indicatore sperimentale di maturità digitale.
Per maturità digitale, dice Istat, si intende l'investimento in infrastrutture digitali non come obiettivo a sè ma come condizione per ottimizzare i flussi informativi all'interno dell'impresa, con effetti positivi in termini di efficienza e competitività.
Bene l'infrastrutturazione digitale - banda larga e cloud - ma solo il 16,6% delle imprese ha adottato almeno una tecnologia tra IoT, realtà aumentata o virtuale, big data e automazione avanzata. Nell'industria le aziende "innovative" salgono al 5,2%, anche grazie agli incentivi 4.0.
www.istat.it