"Quale futuro?" o "Qual è il futuro della comunicazione pubblica?". Già dalla scelta del titolo del convegno di apertura, con la significativa presenza dell'articolo determinativo, si intravede che un futuro, per la comunicazione pubblica, c'è.
Anche se la comunicazione pubblica sembra vivere un momento di affanno e di confusione.
E così, una numerosa platea di comunicatori pubblici, docenti, esperti e addetti - o meno - ai lavori, ha partecipato con interesse e attenzione all'incontro che ha aperto oggi i lavori del 1° meeting dei comunicatori pubblici - "Public Camp", organizzato dalla Regione Puglia con la collaborazione dell'Associazione "Comunicazione Pubblica" e della Fiera del Levante, in corso a Bari dal 17 al 19 settembre.
Il tema del convegno - Qual è il futuro della comunicazione pubblica? - è stato introdotto dal presidente dell'Associazione "Comunicazione Pubblica" Gerardo Mombelli e discusso dal direttore del Settore Comunicazione Istituzionale della Regione Puglia Eugenio Iorio, dal presidente dell'Istituto Piepoli Nicola Piepoli, dal presidente del Formez Carlo Flamment, dal segretario generale dell'Autorità Garante per la protezione dei dati personali Giovanni Buttarelli, dal responsabile Comunicazione del Dipartimento Politiche di Sviluppo Nicola Masi, dall'assessore alla Trasparenza e Cittadinanza Attiva della Regione Puglia Guglielmo Minervini.
La manifestazione, prima esperienza al Sud interamente dedicata ai comunicatori pubblici e al sistema della comunicazione nelle Amministrazioni Pubbliche, è stata inaugurata dal saluto istituzionale del presidente della Regione Puglia Nichi Vendola, che ha presentato l'impegno della Regione nell'organizzazione di questa manifestazione come segnale preciso della volontà e dello sforzo di ridefinire le politiche di comunicazione e l'organizzazione dello stesso settore alla luce di una comunicazione circolare; ha quindi sottolineato la centralità della partecipazione dei cittadini come presupposto di un sistema di governo realmente democratico, da cui discende l'esigenza di ripensare la comunicazione con i cittadini e con il territorio come vera e propria strategia amministrativa.
Il richiamo alla funzione di garanzia democratica della comunicazione ha ispirato anche il saluto del presidente del Consiglio Regionale della Puglia Pietro Pepe, che ha posto l'accento sulla necessità di superare l'approccio della comunicazione unidirezionale, calata dall'alto: "è necessario integrare comunicazione, informazione e partecipazione per alimentare un dialogo con la società incentrato sulla capacità di ascoltare; e l'esigenza di ripensare il modo di relazionarsi con il cittadino a partire dall'ascolto non esclude le assemblee legislative, visto che una recente indagine evidenzia come il 60% dei cittadini non conosca le attività dei Consigli Regionali e il 21% li consideri lontani dai cittadini e dalle loro esigenze". Il presidente Pepe ha quindi ricordato l'impegno del Consiglio Regionale che ha portato la Puglia ad essere la prima regione dotata di una legge regionale sulla trasparenza.
Ai saluti istituzionali di buon auspicio per la tre giorni di lavori si è unito anche Cosimo Lacirignola, presidente della Fiera del Levante di Bari, che ospita e patrocina la manifestazione.
Al presidente di "Comunicazione Pubblica" Gerardo Mombelli il compito di introdurre il tema del dibattito, incentrato sul futuro della comunicazione pubblica; e l'introduzione ad un argomento così sentito non poteva prescindere dal richiamo ai presupposti stessi della comunicazione pubblica, che il presidente Mombelli ha ricordato insieme alle loro criticità attuative: "tutti concordano che natura, compiti e finalità della comunicazione pubblica ed istituzionale siano ben distinti da altri ambiti, ma tale specificità è riconosciuta solo sulla carta, mentre nella realtà la comunicazione istituzionale è spesso sovrastata dalla comunicazione politica oppure considerata alla stregua di una comunicazione pubblicitaria; tutti concordano che la comunicazione pubblica mira a superare la separatezza tra amministrazioni e cittadini, ma sempre più spesso prevale la visione semplicistica del cittadino come "consumatore" della cosa pubblica; inoltre, assume proporzioni crescenti il rischio di un affidamento eccessivo sulle nuove tecnologie per risolvere facilmente e quasi senza sforzo il miglioramento del rapporto con il cittadino, nonostante recenti indagini evidenzino come in Italia stiano aumentando gli accessi al web ma stiano diminuendo gli accessi ai servizi pubblici on line, segno di una mancata soddisfazione dell'utenza di quei servizi". Da queste considerazioni preliminari di scenario, l'intervento del Presidente Mombelli si è spostato quindi sui punti di riflessione per delineare gli sviluppi futuri della comunicazione pubblica: "il piano industriale del ministro Brunetta segna una svolta positiva nei processi di innovazione della P.A., per la visione produttiva e l'approccio organizzativo e non solo giuridico del cambiamento; in tale ottica saranno decisive l'organizzazione, la capacità di aggiustamento in corso d'opera e l'impatto della svolta federalista, quindi la comunicazione pubblica assumerà un ruolo centrale nell'accompagnare il cambiamento nella direzione di una sempre maggiore partecipazione". Mombelli ha quindi ricordato le condizioni che renderanno possibile il rilancio della comunicazione pubblica: "se da un lato l'inclusione della comunicazione nella strategia politica va nella giusta direzione, diventa improrogabile aumentare le risorse e le energie dedicate alla comunicazione pubblica, dando meno centralità agli obiettivi a breve termine, tipici della politica, e prestando maggiore attenzione, cura e ricerca agli obiettivi di comunicazione di medio termine".
L'intervento di Eugenio Iorio ha quindi ripercorso le criticità dello stato della comunicazione istituzionale, sottolineando l'esigenza di cogliere l'occasione dell'azione di modernizzazione della P.A. per valorizzare le professionalità della comunicazione, e di dare infine piena attuazione alla L.150/00. Ha poi ricordato le iniziative che hanno consentito di riorganizzare la comunicazione istituzionale all'interno dell'amministrazione e di lanciare importanti progetti di innovazione dei servizi interni e di supporto allo sviluppo della comunicazione di enti locali del territorio, il tutto con personale esclusivamente interno e alla luce di criteri di efficienza e trasparenza che hanno valso al settore importanti riconoscimenti e ampi apprezzamenti. Iorio ha infine lanciato la proposta di costituire una nuova alleanza con gli innovatori pugliesi, accompagnata e sostenuta dalla Regione attraverso il nuovo metodo di lavoro scelto per riformare la comunicazione pubblica, al fianco di tutti gli attori che hanno voluto e difendono la L.150/00.
L'intervento di Nicola Piepoli ha preso il via dal richiamo alla consuetudine del Generale De Gaulle di consultare settimanalmente i sondaggi sull'opinione pubblica francese, salvo poi decidere nell'interesse dello Stato; la pratica di commissionare sondaggi settimanali sull'opinione pubblica, sintetizzati in un "tableau de bord" di cui è fornitore lo stesso Istituto Piepoli, è stata istituita anche in Italia negli anni '90 ed è tuttora conservata, con l'obiettivo di fornire al governo un quadro di ciò che gli italiani pensano a proposito dell'azione di governo: "il punto è - sottolinea Piepoli - che il governo non deve farsi influenzare ma deve conoscere l'opinione pubblica".
Carlo Flamment ha richiamato il ruolo centrale della comunicazione nello sviluppo del Paese, di cui deve essere motore e non freno: per riuscire in questo, deve essere in grado di intervenire nel cambiamento organizzativo, migliorare back office e procedure, riportare all'interno dell'organizzazione le esigenze di miglioramento. Ha quindi ricordato l'impegno del Formez per supportare il Dipartimento della funzione Pubblica nel processo di innovazione della P.A., in particolare attraverso la costruzione di comunità di pratica e una formazione moderna.
L'intervento di Giovanni Buttarelli ha posto l'accento sul rapporto tra la tutela della riservatezza dei dati personali e la diffusione delle informazioni oggetto della comunicazione istituzionale, evidenziando che sebbene i confini tra i due ambiti non siano sempre chiarissimi, i casi che hanno richiesto una effettiva censura dell'Autorità Garante per un utilizzo della comunicazione istituzionale lesivo della privacy sono meno numerosi di quanto si possa pensare: "la tutela della privacy non deve essere un alibi per limitare la comunicazione istituzionale, che deve in ogni caso puntare a migliorare il rapporto con il cittadino, anche a costo di sbagliare".
Nel suo intervento, Nicola Masi ha ripercorso le esperienze comunicative introdotte dalla Direttiva Comunitaria che ha regolamentato le attività di comunicazione relative ai Fondi Europei e ha evidenziato come tali indicazioni si siano tradotte spesso in buone pratiche comunicative.
L'intervento conclusivo dell'assessore Guglielmo Minervini ha sottolineato i punti centrali del dibattito sul futuro della comunicazione: "per conciliare l'accresciuto bisogno sociale di accesso alle informazioni con i limiti previsti dalla L.241, che limita l'accesso ai soli casi di legittimo interesse, l'Unione Europea espande il concetto di legittimo interesse: questa è la direzione che ha seguito la legge regionale sulla trasparenza, che si è ispirata al concetto di cittadinanza amministrativa, in base al quale i cittadini non sono la controparte dell'amministrazione ma sono parte integrante del procedimento amministrativo. La sfida per il futuro è andare oltre l'informazione, costruire un canale sociale sui problemi per generare insieme politiche pubbliche in grado di essere efficaci perché nate dalla partecipazione: in questa prospettiva, il territorio si configura come rete e la P.A. ne diventa il server".
Elisabetta Benesatto
Il futuro della comunicazione pubblica dà il via a Public Camp
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