Internet day, un interessante confronto fra i maggiori studiosi per riflettere sull'innovazione digitale (organizzato da Agi e da Censis) è stato occasione anche per presentare la ricerca "L'insostenibile leggerezza dell'essere digitale nella società della conversazione".
Dai dati della ricerca emerge che la società digitale è, specie in Italia, ancora una promessa, uno sguardo sul futuro sul quale interrogarsi e sul quale intervenire. Ed è dal contributo di Giorgio De Rita (segretario generale del Censis) che ricaviamo alcuni spunti per parlare dell'oggi e anche del domani delle tecnologie digitali.
"Le tecnologie digitali, i social network, l'enorme potenzialità raggiunta dai sistemi di intelligenza artificiale, la facilità di connessione immediata e a grandi distanze hanno affermato, da almeno un quindicennio, il fatto che l'informazione è la cosa più economicamente, socialmente e politicamente concreta. E le cose digitali, per la loro complessità, velocità e leggerezza sono instabili, volatili, frammenti isolati di gruppi a elevata capacità di ricomposizione.
L'argine della società ha sentito la forza di questo cambiamento, pur non conoscendone velocità e portata e ha risposto alimentando il grande equivoco di uno sdoppiamento tra reale e virtuale, di un doppio schema di vita quotidiana, di strumenti e modelli di comunicazione. Quasi che il profilo su Internet, delle imprese come delle persone o delle idee, fosse cosa diversa dal profilo reale, che l'essere in rete fosse diverso dall'essere reale.
Per alcuni cadendo in una sorta di abisso digitale, per altri aprendo la strada di un nuovo mondo contraddistinto dalla presenza e dal presente, per altri disegnando una società senza intermediari o della comunicazione anonima.
Una barriera quella che separa il reale dal virtuale che oggi, rapidamente, cede terreno e che chiama tutti a una maggiore conoscenza e a una migliore consapevolezza che l'intensità della vita digitale e la sua estensione condizionano i comportamenti, gli stili di vita, i processi produttivi, il modo di lavorare e di organizzare il lavoro. Fino ai valori fondanti del vivere comune la realtà digitale sta rimodellando i contorni di tutta la società.
Basti pensare che il 73,4% degli utenti Internet dichiara un uso ininterrotto durante il corso della giornata della messaggistica istantanea o che il 34,1% di loro usa abitualmente lo smartphone anche quando è seduto a tavola (tra i giovani il dato cresce fino al 49,7%); che un utente ogni 5 di Internet con meno di 35 anni dichiara che naviga o scambia messaggi mentre guida. Esperienza quotidiana, e di tutti, notare che il fiume digitale è sempre più frequentato e sempre più a lungo.
Per contro, solo una quota largamente minoritaria di utenti della rete Internet (circa il 9% del totale) ha comportamenti intermittenti, ossia si connette, attiva la funzionalità o il servizio di suo immediato interesse, ed esce dalla rete fino al manifestarsi della prossima esigenza.
Quel che vale nella vita quotidiana vale, ancora di più, nella vita economica. Siamo abituati a un modello di lavoro nel quale la macchina aiuta l'uomo (in modo sempre più efficiente ed efficace), a un organizzazione del lavoro piramidale, gerarchica, con dirigenti e capi-squadra. Le tecnologie digitali stanno sostituendo questo schema con uno schema nuovo nel quale molti processi produttivi sono diventati commodities, materie prime fungibili tra loro e senza sostanziali differenze qualitative e, principalmente per questo, sono facilmente governabili da piattaforme digitali".
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