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Associazione Comunicazione Pubblica
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Non sempre gli assenti hanno torto. Ma certamente coloro che non erano presenti alla due giorni che l'Associazione Italiana della Comunicazione Pubblica e Istituzionale ha dedicato alla questione delle riforme della Pubblica Amministrazione, hanno perso un'importante occasione per capire cosa impedisce al sistema italiano, per usare le parole del nostro presidente Gerardo Mombelli, di "rimettere in moto il cambiamento e riuscire a governarlo".

Dieci anni di riforme sono stati ripercorsi da punti di vista accademici e tecnici senza usare gli occhiali della critica preconcetta o dell'esaltazione ma cercando di dare risposte possibili al "cosa fare" per superare l'attuale situazione di stallo. A questo viaggio a ritroso nella stagione delle riforme hanno partecipato esponenti delle università di Cagliari, Pavia, Parma, Milano, Roma; studiosi e dirigenti pubblici; esponenti del Cnipa, del F.T.I., della Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione oltre ad esperti di chiara fama.

Non è stato il così frequente teatrino in cui ciascuno per difendere le proprie cose parla male di quelle altrui o il solito spettacolo del rimando dove tutti i verbi si coniugano al condizionale o al futuro. Il 29 e 30 maggio a Roma ha prevalso la voglia di capire e la volontà di fare assieme pur riconoscendo che la complessa realtà della Pubblica Amministrazione, recentemente analizzata anche da un interessante studio del Formez, non può essere affrontata con il facile populismo di qualche slogan.

Il convegno di cui stiamo pubblicando le relazioni sul nostro sito e che diverrà molto presto un volume di studio e di lavoro, si è concluso con due proposte sulle quali torneremo. La prima riguarda la creazione di un osservatorio della nostra Associazione, ma non solo, che monitorerà, passo dopo passo, l'ulteriore cammino che occorre intraprendere per favorire le riforme e l'innovazione. La seconda, non poteva essere altrimenti, si riferisce ad un impegno che intendiamo condividere con altri protagonisti, per concludere positivamente l'annosa questione dei profili professionali della comunicazione pubblica.

Questi due punti saranno anche un banco di prova per distinguere, una volta per tutte, i veri dai falsi amici di una Pubblica Amministrazione che tutti a parole chiedono moderna, efficiente ed europea ma che nei fatti a qualcuno va bene così.

Saranno anche, per quello che ci riguarda, un contributo significativo per favorire, come ha indicato Michele Morciano a conclusione della sua relazione di apertura, quella "capacità di governo del rischio insito nei processi di riforma amministrativa che rimane cruciale nell'assicurare la tutela dei principi democratici su cui si basa la nostra società".

I comunicatori pubblici condividono questa visione e, ancora una volta, faranno il loro dovere.