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Archivio newsletter - Associazione Italiana per la Comunicazione Pubblica e Istituzionale

Le reti, le rivoluzioni, i tam tam planetari e il pensiero di Zygmunt Bauman


Qualche tempo fa, nel corso di un convegno, parlando della straordinaria comunicazione del presidente americano Barack Obama, in fase pre-elettorale ed elettorale, pensai di usare la parola “rivoluzione”. Fui subito ammonito da un collega che mi ricordò come quella parola andrebbe usata con molta cautela…
Il 20 ottobre, con molta sfrontatezza, il tema delle rivoluzioni verrà affrontato nel secondo International Communication Summit di Roma con un frame work di riflessione proprio dedicato alle rivoluzioni. Tutte le rivoluzioni: culturali, politiche e sociali. Oggi, queste rivoluzioni rese possibili dalla rete e anche dai nuovi linguaggi del web. Per far questo non ci si poteva esimere da chiamare a parlare di questo importante momento Zygmunt Bauman, uno dei più noti sociologi e pensatori al mondo che ci aiuterà a fotografare la rivoluzione. Partendo dai temi a lui cari. Quelli della società liquida.
Quando si pensa all’impatto, forte, degli effetti della globalizzazione, non si può non contestualizzare la comunicazione come figlia della cultura, nella sua fase “liquido-moderna”. Un modello nuovo, perfettamente definito da Bauman. “E’ fatta per così dire a misura della libertà di scelta individuale (volutamente ricercata o subìta come obbligo). E’ destinata a servire alle esigenze di questa libertà. A garantire che la scelta rimanga inevitabile: una necessità di vita e un dovere. E che la responsabilità, compagna inseparabile della libera scelta, rimanga là dove la condizione liquido moderna le ha imposto di stare: a carico dell’individuo, ormai nominato amministratore unico della politica della vita”.
Secondo Bauman, la cultura di oggi “è fatta di offerte, non di norme. Come ha notato Pierre Bourdieu, la cultura vive di seduzione, non di regolamentazione; di pubbliche relazioni, non di controlli polizieschi; della creazione di nuovi bisogni/desideri/esigenze, non di coercizione. Questa nostra società è una società di consumatori e anche la cultura, come tutto il resto del mondo visto-e-vissuto dai consumatori, diventa un emporio di prodotti destinati al consumo, ciascuno dei quali si trova in concorrenza con gli altri per conquistare l’attenzione mutevole/vagante dei potenziali consumatori, nella speranza di riuscire ad attrarla e a trattenerla per poco più di un attimo fuggente”.
C’è una strategia giusta. “L’unica ragionevole è quella di abbandonare gli standard troppo rigidi, compiacersi nel non fare distinzioni, accontentare tutti i gusti senza privilegiarne uno, promuovere la saltuarietà e la flessibilità (nome politicamente corretto per indicare l’assenza di spina dorsale) ed esaltare l’instabilità e l’incoerenza; fare i pignoli, mostrarsi sorpresi e stringere i denti è vivamente sconsigliato”.
Partendo da questi temi rilanciati dal professor Bauman in vari incontri internazionali, l’ISC 2011 vedrà il confronto con autorevoli discussane, dopo una piccola successione di interventi introduttivi. Il senso è quello anche di mettere insieme il mondo della Pubblica Amministrazione e quello delle imprese, nella sede di Confindustria, per capire quale cammino deve essere fatto per garantire una buona comunicazione che sia portatrice di valori e contenuti.
Il significato del Summit di Roma è anche quello di spiegare come Internet, cellulari di ultima generazione, tablet sono alcune delle periferiche fisiche e virtuali che sconfiggono le regole sociali precostituite, a sud del Mediterraneo come a oriente d’Europa e non solo. Reportage imprevedibili, tam tam planetari connettono mondi e culture. Questo apre nuovi orizzonti. Ma intercetta nuove paure. Avverte Bauman: “non so fare previsioni sul futuro. E se qualche sociologo vi dice che sa farle non dovete credergli. Vi sta imbrogliando”.
Vi è una sorta di esibizionismo planetario. Quello che fa andare in giro, ad esempio, tantissimi giovani con le macchine fotografiche digitali per immortalare momenti di vita quotidiana e riversarli poi su Facebook in tempo reale. Così come i papà e le mamme che fotografano quasi all’inverosimile i figli e li piazzano sulla rete. E poi c’è il grande tema della paura. La paura di rimanere soli e di sentirsi vivi ed in contatto con il mondo attraverso il social network.
Di questo si parlerà all’International Communication Summit di Roma. Tutto sembra o è rivoluzione, tutto è in rivoluzione. Cercheremo, insieme, di capire come questa rivoluzione passa per nuovi linguaggi e sistemi di comunicazione in fase di accelerata decodificazione.
Cercheremo anche di stimolare Bauman su quanto di recente ha dichiarato: “Questi rapporti ad avvio istantaneo, consumo rapido e smaltimento su richiesta hanno i loro effetti collaterali. Lo spauracchio di finire nella discarica è sempre in agguato. D’altronde, la velocità di consumo e il sistema di smaltimento rifiuti sono opzioni a disposizione di entrambi i partner. Potremmo finire col ritrovarci in una condizione simile a quelle descritta da Oliver James: avvelenati da un costante sentimento di mancanza degli altri nella vita, con sensazioni di vuoto e solitudine non dissimili al lutto. Potremmo stare sempre con la paura di venir lasciati da amanti e amici”.
Pronti ad indagare dunque sulla rivoluzione. Giusto per capire chi siamo, dove andiamo e cosa ci dobbiamo aspettare dal futuro, visto il presente.


Di Francesco Pira.


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