Quello delle Unioni di Comuni è un fenomeno relativamente "giovane" che si sta ampliando considerevolmente. A tal proposito, Cittalia e ANCI lanciano il primo database delle Unioni di Comuni italiani, che ad oggi conta circa 339 Comuni iscritti, di cui 114 del nord-ovest, 64 del nord-est, 36 del centro e 125 del sud e delle isole. È possibile consultarlo alla pagina web: www.unioni.anci.it/. Invitiamo, pertanto, i comuni ad iscriversi.
Cittalia e ANCI si sono già occupate delle Unioni di Comuni nella ricerca "Lo stato delle Unioni. Rapporto nazionale 2010 sulle Unioni di Comuni", che nasce dalla volontà di colmare un gap in merito. L'esperienza delle Unioni ha dimostrato di puntare a una maggiore semplicità strutturale e alla riduzione dei costi per i servizi pubblici migliorandone la qualità e l'efficienza; pur traendo origine dalla necessità di far fronte alle difficoltà economiche e alla scarsità di risorse dei piccoli Comuni.
Alcuni dati rilevanti, emersi dalla ricerca, mostrano che l'esperienza di associazioni attraverso l'unione dei servizi pubblici locali coinvolge maggiormente i piccoli Comuni, quelli con meno di 5 mila abitanti; è altrettanto vero, però, che più del 30% dei Comuni fondatori presenta un numero superiore a 5 mila abitanti che comportano la nascita di Unioni di Comuni di dimensioni numericamente rilevanti. L'efficacia dell'esperimento ha anche coinvolto Enti locali di dimensioni maggiori, tanto da originare realtà istituzionali simili a quelle di una provincia.
Nelle piccole realtà locali l'esperienza dell'associazionismo ha giocato senz'altro un ruolo decisivo nell'affermarsi di questa nuova realtà istituzionale. Il dato rilevante è che le Unioni del sud aumentano nel periodo 2000-2005, in concomitanza con il cambiamento del quadro normativo, per cui dopo un periodo di prova non è più necessario che l'unione debba dar vita a una fusione di comuni (L. 265/99), rispetto alle Unioni del nord che, nel 20% dei casi, risultano costituite negli ultimi tre anni, a dimostrazione che vi sono maggiori politiche di incentivazione da parte delle Amministrazioni regionali del nord.
Dal punto di vista strutturale le Unioni nel sud non superano i 20 addetti, mentre quasi il 30% delle Unioni del centro Italia ha un numero di addetti in organico tra i 20 e i 50. Questo significa che il fenomeno si presenta maggiormente consolidato al centro rispetto alle esperienze del sud. Al nord, invece, il 60% degli intervistati dichiara, per il 25% dei casi, di avvalersi di personale assunto. Si può considerare con ciò, che le Unioni non rappresentano affatto uno strumento di aumento della spesa pubblica e di assunzione incontrollata di personale. Il personale tende a crescere, anche se in modo non del tutto lineare, a seconda del numero dei servizi gestiti; mentre la spesa corrente e in conto capitale tende a aumentare, al contrario, in modo uniforme in relazione ai servizi gestiti e alle funzioni svolte. Basti pensare che i Comuni con una spesa inferiore al milione di Euro gestiscono fino a un massimo di sei conferimenti di funzione, mentre quelli con una spesa annua superiore al milione gestiscono un numero decisamente superiore di servizi.
I dati relativi alla spesa corrente e alla spesa in conto capitale evidenziano anche una differenza tra le Unioni del nord, del centro e del sud Italia in termini di funzioni svolte. Se nel nord Italia oltre l'80% delle Unioni svolge più di cinque funzioni, nel sud, invece, solo nel 29% dei casi si registra un dato simile. Le Unioni del sud gestiscono da due a cinque servizi comunali; quelle del nord gestiscono da cinque a venti servizi comunali; le Unioni di centro, invece, gestiscono da un minimo di tre ad un massimo di dieci servizi comunali. Ciò dipende anche da una drastica riduzione dei finanziamenti, in tre casi su quattro si assiste ad una riduzione dei finanziamenti statali mentre in un caso su tre a quella dei finanziamenti regionali. Il report ha posto l'attenzione anche sui servizi associati. È emerso che ben 27 sono le funzioni conferite alle Unioni. In primis è la costituzione del Corpo unico di Polizia Municipale che viene associato sei volte su dieci; mentre i servizi attinenti la cultura, la protezione civile e i servizi sociali diventano associati in quattro unioni su dieci. I servizi "interni", quelli riguardanti la gestione dei sistemi informativi ed informatici e la gestione del personale nonché il nucleo di valutazione, sono i servizi più conferiti tre volte su dieci. Inoltre, le 27 funzioni e servizi più associati fanno registrare un "progresso quali quantitativo nei servizi erogati" dai singoli comuni; proprio l'obiettivo che si intendeva raggiungere attraverso l'Unione di comuni.
Infine, la ricerca conferma la direzione verso un sistema istituzionale semplice, cooperativo incentrato sulla rappresentanza di secondo livello. Si punta, infatti, a Unioni con presidenze stabili con il 27,9% di esse che prediligono mandati superiori a un anno, mentre ben il 35,3% preferisce mandati della durata pari a quelli dei sindaci evitando rotazioni eccessive del ruolo. Infine, la rappresentanza nei Consigli delle Unioni non prevede il principio di proporzionalità in relazione al numero di abitanti di ogni Comune, si parla invece di un numero di quote uguale per tutti i Comuni aderenti in modo tale da non penalizzare quelli più piccoli.
Da: Cittalia - 30 novembre 2010