Sette gli argomenti trattati nel capitolo “Comunicazione e media” del 49° Rapporto Censis sulla situazione del Paese 2015.
Nel primo “I consumi mediatici degli italiani al 2015” si legge che nel 2015 la televisione ha una quota di telespettatori vicina alla totalità della popolazione (96,7%). Ma aumenta l'abitudine a guardarla attraverso nuovi strumenti tecnologici: la web tv, la mobile tv, le tv satellitari, la smart tv che si può connettere alla rete. La radio si conferma una larghissima diffusione di massa (83,9% degli italiani), che la ascolta anche dai telefoni cellulari e via Internet. Da notare che gli utenti di Internet continuano ad aumentare (+7,4%), raggiungendo una penetrazione del 70,9% della popolazione italiana.
Aumenta ancora la presenza degli italiani sui social network, con Facebook frequentato dal 50,3% dell'intera popolazione e dal 77,4% dei giovani under 30; con YouTube che raggiunge il 42% di utenti (il 72,5% tra i giovani) e con il 10,1% degli italiani che usa Twitter.
Non si inverte il ciclo negativo per la carta stampata, che non riesce ad arginare le perdite di lettori. Non è favorevole neppure l'andamento della lettura di libri, -0,7%.
L'argomento numero due “Abissali le distanze tra i giovani e anziani” conferma i giovani i maggiori utenti della rete arrivando al 91,9%, mentre sono solo il 27,8% gli anziani.
Il terzo argomento, “Vola la spesa per i consumi tecnologici: la disintermediazione digitale riscrive le regole dell'economia reale” rivela che tra il 2007, l'anno prima dell'inizio della crisi, e il 2014, la voce “telefonia” ha più che raddoppiato il suo peso nelle spese degli italiani (+145,8%), superando i 26,8 miliardi di Euro nell'ultimo anno, mentre nello stesso arco di tempo i consumi complessivi flettevano del 7,5%, la spesa per l'acquisto dei libri crollava del 25,3%, le vendite giornaliere di quotidiani passavano da 5,4 a 3,7 milioni di copie (-31%). Gli italiani hanno evitato di spendere su tutto, ma non sui media connessi in rete, perché grazie ad essi hanno aumentato il loro potere di disintermediazione, che ha significato un risparmio netto finale nel loro bilancio personale e familiare. Usare Internet per informarsi, per prenotare viaggi e vacanze, per acquistare beni e servizi, per guardare film o seguire partite di calcio, per svolgere operazioni bancarie o entrare in contatto con le Amministrazioni pubbliche, ha significato spendere meno soldi, o anche solo sprecare meno tempo: in ogni caso, guadagnare qualcosa. Gli utenti di Internet si servono sempre di più di piattaforme telematiche e di provider che consentono loro di superare le mediazioni di soggetti tradizionali. Si sta così sviluppando una economia della disintermediazione digitale che sposta la creazione di valore da filiere produttive e occupazionali consolidate in nuovi ambiti.
“Da cosa dipende la reputazione dei media?” è il quarto sottocapitolo. Per gli italiani i mezzi di informazione che negli ultimi anni hanno incrementato la loro credibilità sono stati proprio i nuovi media: per il 33,6% è aumentata quella dei social network in testa, per il 31,5% quella delle tv all news, per il 22,2% e per il 22% rispettivamente quella dei giornali on line degli altri siti web di informazione. Su cosa si fonda la credibilità di un mezzo di informazione? Per gli italiani la credibilità si basa prima di tutto sul linguaggio chiaro e comprensibile, seguono l'indipendenza dal potere e la professionalità della redazione. Completano l'aderenza oggettiva ai fatti e la rapidità di aggiornamento delle notizie.
Qualche parola in più per “I ritardi nella transizione digitale della Pubblica Amministrazione”. In Italia il numero di utenti di Internet che interagiscono via web con gli uffici pubblici attraverso la restituzione di moduli compilati on line è ancora insoddisfacente (solo il 18%), sia nel confronto con la media dell'Ue (che si attesta al 33%), sia perché è cresciuto di appena un punto percentuale rispetto all'anno precedente. Anche se si considera l'intero ventaglio dei portali Internet delle Amministrazioni pubbliche, il nostro Paese dimostra comunque un ritardo nel panorama europeo: ha avuto contatti con la P.A. il 36% degli internauti italiani, una percentuale inferiore di almeno 20 punti rispetto ai francesi (74%), ai tedeschi (60%) e agli inglesi (56%). Tra le operazioni più frequenti figurano il pagamento delle tasse (26,3%), l'iscrizione a scuole superiori e università (21,4%), l'accesso ai circuiti bibliotecari (16,9%). Un basso tasso di utilizzo si registra, invece, con riferimento alle pratiche degli uffici anagrafici, visto che si va dal 10,2% di cittadini digitali che richiedono documenti personali (come la carta di identità o il passaporto) all'esiguo 1,9% di coloro che dichiarano di aver effettuato on line il cambio di residenza, mentre la richiesta di certificati riguarda il 6,5% degli italiani che usano Internet. Il ricorso al canale digitale non è significativo nemmeno per la richiesta di presentazione di previdenza sociale (sussidio di disoccupazione, pensionamento, assegni per figli a carico, ecc.), attivato solo dall'11,9% degli utenti di Internet. Infine, la sanità digitale rimane ancora indietro, se solo il 16,7% degli utenti del web ha prenotato on line visite mediche e il 10,6% accertamenti diagnostici. E risulta ancora molto limitato anche l'accesso al fascicolo sanitario elettronico (7,6%). Ma almeno sorprende positivamente che l'esperienza di fruizione degli sportelli pubblici on line non lascia una impressione negativa all'utenza. Infatti, solo il 9,9% degli utenti di Internet che si sono relazionati on line con la Pubblica Amministrazione si lamenta per la mancata assistenza, solo il 19,6% segnala disguidi tecnici, solo il 22,9% dichiara di aver trovato informazioni poco chiare o non aggiornate.
Sesto argomento “La parabola declinante dell'emittenza televisiva locale”. Il settore delle televisioni locali si trova a dover fronteggiare una triplice torsione: grave flessione dei ricavi pubblicitari, consistente riduzione dei contributi pubblici, rilevante calo degli ascolti. Ne consegue che una riflessione sul riposizionamento dell'“informazione di prossimità” offerta dalle tv locali non può più prescindere dal confronto con un sistema di media sempre più variegato e integrato, che nell'ultimo decennio ha conosciuto i decisivi processi di trasformazione innescati dalla digitalizzazione dei contenuti, la miniaturizzazione dei dispositivi hardware, la proliferazione delle connessioni mobili, lo sviluppo della banda larga e ultralarga , fino all'ingresso nel mercato televisivo, e più in generale dei contenuti audiovisivi on demand e multimediali, di nuovi soggetti di offerta e player internazionali.
Da ultimo “Papa Francesco, fenomeno mediatico globale” è confermato. Anche la rilevazione del Pew Research Center è inequivocabile: nel corso del suo primo anno di pontificato, Papa Francesco precede in graduatoria, per numero di citazioni nelle news digitali statunitensi, la candidata alla presidenza Usa Hillary Clinton e leader di fama mondiale del calibro di Putin e Merkel.
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