COM.Lab 2015 è un appuntamento con il quale l'Associazione “Comunicazione Pubblica”, da ormai 25 anni, affronta i temi del rapporto Istituzioni/Cittadini e che ha come obiettivo primario sviluppare una diversa cultura dell'azione pubblica. Il nodo cruciale è, infatti, quella «cultura del servizio» che appare tuttora complessivamente inadeguata e che sembra risentire ancora del retaggio di un sistema dove i cittadini erano ridotti a livello di sudditi e nel quale le burocrazie pubbliche operavano con scarsa adesione ai precetti costituzionali di «lealtà ed onore», dimenticando sovente (altra norma della Costituzione) di essere «al servizio esclusivo della nazione».
Principi che sembrano appartenere ad un'altra galassia di fronte a casi (non nuovi, come si sa) come quello del recente «assenteismo organizzato» da impiegati infedeli del Comune di Sanremo che contavano sull'impunità.
Il monito contenuto nel messaggio a COM.Lab del Presidente Mattarella viene a proposito e deve far riflettere attentamente, perché – pur nel tono esortativo  rammenta il fatto che l'Amministrazione Pubblica non è al passo con le esigenze del Paese. Ancora troppe lentezze e ancora troppi grovigli nei rapporti con i cittadini. Ancora troppi disservizi nella gestione dei servizi essenziali (sanità, scuola, trasporti, assistenza ai più deboli). Tutto ciò a dispetto delle tante leggi emanate in quest'ultimo quarto di secolo con l'obiettivo di cambiare il volto dell'Amministrazione. Una sequela inarrestabile di norme che, invece di produrre miglioramenti visibili e durevoli, sembra aver ancor più intrappolato le organizzazioni pubbliche in gestioni inadeguate. 
Le ragioni di tale situazione sono molteplici e rimandano alla scarsa attenzione effettiva dei governi (al di là degli slogan ad effetto), alla inadeguata selezione e formazione dei dipendenti pubblici (a cominciare dai dirigenti), alla poca sensibilità civica di parte della popolazione, che è restia a partecipare alla cura dei «beni pubblici». Su tutti questi elementi di disfunzione si stagliano, come macigni, radicate «mentalità» negative. In testa quella burocratica, del formalismo esasperato che non guarda alla sostanza delle questioni e si mostra impermeabile alle esigenze della collettività. Non meno perniciosa la tendenza di molti politici a considerare l'Amministrazione come un bacino di consenso elettorale, luogo nel quale sistemare persone scelte soltanto in ragione dell'adesione alla parte politica. Altrettanto negativo, infine, il debole senso civico di larga parte dei cittadini, a giudizio dei quali ciò che è pubblico  invece di essere di tutti e richiedere attenzione e cura – viene considerato di nessuno e, quindi, non meritevole né di questa né di quella. Soltanto uscendo dalla spirale perversa di incuria, disattenzioni, inefficienze si potrà pensare di cambiare il volto della Pubblica Amministrazione. E, figuratamente, di cambiarle anche «l'anima».
 Stefano Sepe
(da L'Eco di Bergamo, 25 ottobre 2015)