Il fatto ha permesso di aprire, finalmente, una finestra di discussione su un mondo blindato, carico di incongruenze, su cui si basa di fatto l'organizzazione del mercato della pubblicità in tv.
In molti chiedono da tempo la riforma del sistema degli ascolti televisivi, ritenuto ormai inattendibile e fuorviante, riferimento indiscutibile per l'intera programmazione televisiva e per la distribuzione di investimenti pubblicitari da miliardi di Euro l'anno, sulla base di una fotografia superata del consumo mediatico delle famiglie italiane. La governance, dove i controllati sono anche i controllori, un campionamento per nulla rappresentativo, le tecnologie obsolete e la bassa affidabilità dei dati sono alcune delle ragioni di chi reclama l'aggiornamento del sistema.
“Dal dicembre 1986, i rilevamenti dell'Auditel hanno condizionato la storia della televisione in Italia, affermando la supremazia del duopolio Rai/Fininvest (poi Mediaste), che ha comportato l'assimilazione della tv pubblica a quella commerciale, avendo in comune un unico misuratore quantitativo, ostacolando la nascita di altri poli privati senza un mercato di riferimento, penalizzando l'emittenza locale impossibilita ad essere correttamente rilevata, sottostimando per lo stesso motivo la tv satellitare e perpetuando nell'era del digitale misurazioni obsolete rispetto alle tecnologie di fruizione e alle abitudini di consumo televisivo odierne”. (R. Gisotti).
Il CdA Auditel ha deciso lo stop alla diffusione dei dati d'ascolto per i prossimi 15 giorni per condurre specifiche analisi e identificare eventuali irregolarità, pur confermando che nei prossimi mesi il campione verrà interamente sostituito e allargato a spese di Nielsen.
Oltre a ciò si è mossa anche la Commissione di vigilanza Rai che ha chiesto l'intervento dell'Antitrust e dell'Autorità garante per le comunicazioni per verificare eventuali irregolarità da parte di Auditel.
Oggi sono necessari dati d'ascolto credibili e diversificati secondo la committenza, utili prima di tutto a migliorare il servizio per gli utenti, poi anche a servire gli investitori di pubblicità necessaria a finanziare la tv.
Valentina Casiraghi
                     
                                 
        
         
                                         
                                         
                                         
                                         
                                        