Sgombriamo il terreno da eventuali pettegolezzi.
Gli "Stati generali della comunicazione pubblica in Italia e in Europa" non sono una risposta a nessuno.
Casomai siamo noi che attendiamo risposte su alcune vicende che hanno interessato, nei mesi scorsi, la nostra Associazione.
Riteniamo necessaria questa premessa per non essere trascinati in nessuna falsa discussione.
Perché incontrarsi a Bologna è presto detto.
Qui la comunicazione pubblica ha avuto se non le origini (la comunicazione pubblica è come Garibaldi, non c'è luogo che non pretenda di averla vista nascere o passare di li), i suoi sviluppi più coerenti e le sue realizzazioni più anticipatrici come l'ufficio stampa nel 1946, l'URP nel 1987 o la rete civica nel 1994.
Bologna rimane un luogo e un territorio dove è possibile confrontarsi e sperimentare in grande autonomia e questo crea le migliori condizioni per il necessario rilancio della comunicazione pubblica che rischia se non la stagnazione una pericolosa deriva verso il superfluo e l'inutile.
Anche per questo gli "Stati Generali della comunicazione pubblica in Italia e in Europa" segnano il confine tra un passato fatto di bilanci caratterizzati da grandi successi e qualche errore e un futuro che non possiamo trovare in nessun testo ma solo in un dialogo ravvicinato e collaborativo con gli altri protagonisti della comunicazione pubblica: cittadini, Istituzioni, governo, università, sindacati.
Cosa ci aspettiamo dalle assisi di Bologna?
Fondamentalmente l'approvazione di un documento con cui aprire un confronto serio e costruttivo su molte questioni in sospeso a cominciare dai profili professionali senza i quali la richiesta di attuare la Legge 150 si riduce ad una illusoria speranza.
Questo documento, senza disturbare gli appassionati del tema "una nuova legge per la comunicazione pubblica" che lasciamo ai loro dibattiti, rappresenterà un impegno per tutti e una cartina di tornasole per scoprire gli amici veri dai falsi amici della comunicazione pubblica.
Poi ci attendiamo una grande presenza di comunicatori, studenti, amministratori, studiosi, giornalisti. Non è questa una sorta di chiamata alle armi, alle nostre porte non bussa nessun nemico se non il conformismo di sempre. Non si tratta di confondere la quantità con la qualità. Ma esistono momenti per un movimento e persino per ciascuno di noi in cui occorre sentire attorno a se la presenza e il calore di chi condivide un'idea comune.
Per questo a Bologna, siamo certi, saranno presenti molti dei protagonisti della comunicazione pubblica.
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