E' stata approvata dalla Commissione Mercato interno del Parlamento europeo, la relazione "Juvin" presentata lo scorso mese di settembre che riguarda l'impatto negativo della pubblicità sul comportamento dei consumatori.
Nel tentativo di arginare il fenomeno, richiamando a un maggiore controllo delle autorità preposte circa le nuove pratiche commerciali sleali e rifacendosi alla direttiva in vigore dal 2005, il quadro prospettato era chiaro, ma anche allarmante, in virtù proprio delle nuove forme pubblicità legate alle tecnologie Internet.
Nella relazione si parla di "tecniche pubblicitarie invadenti" per meglio descrivere gli effetti del problema, in ricollegamento anche alla pratica di alcuni inserzionisti che nel loro operare abusavano, e abusano, del diritto alla privacy nonostante leggi che impediscono ogni forma di eccesso.
Il rapporto esprime timori per "l'uso di routine di behavioural advertising e lo sviluppo di pratiche di pubblicità intrusive", come "terze persone che leggono email private o usano social network e geolocalizzazione per realizzare pubblicità su misura degli interessi dei singoli consumatori". Tutte comunicazioni che "quando si tratta di individui coinvolti nei monitoraggi" costituiscono "un vero e proprio attacco alla tutela della riservatezza".
Da qui la richiesta all'assemblea parlamentare dell'Unione Europea di obbligare gli inserzionisti a indicare, in ogni spot pubblicitario online, la frase "pubblicità comportamentale" assieme ad una finestra che spieghi all'utente contenuti e pratica eseguita. Nel contempo, alla Commissione Europa e agli Stati membri è stato richiesto di "garantire che i diversi livelli di raccolta dei dati siano mantenuti separati" sottolineando che i consumatori dovranno ricevere "informazioni chiare, accessibili e complete su come i loro dati raccolti verranno utilizzati".
Altro tema oggetto della relazione riguardava la regolamentazione della cosiddetta "pubblicità occulta" di Internet. Quella cioè che i consumatori fanno postando commenti su prodotti o servizi, che di fatto può causare problemi anche gravi ad un'azienda.
Per migliorare la sicurezza e la trasparenza, la relazione invita la Commissione a sviluppare altresì un sito web e, sul modello della Privacy European Seal, un sistema di etichettatura che certifichi gli standard di protezione dei dati dei siti, un programma di protezione per consumatori vulnerabili e di alfabetizzazione informatica.
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