Tanto è il tempo trascorso da quando, a Roma, un centinaio di dipendenti pubblici provenienti da città e Istituzioni diverse, decisero di dare vita ad una Associazione che, tra l'altro, si proponeva "un'efficace opera di informazione istituzionale per contribuire all'interesse pubblico e alla modernizzazione della pubblica amministrazione" attraverso "l'affermazione del ruolo della comunicazione pubblica".
Iniziava con queste affermazioni il lungo cammino, nelle Istituzioni e nella società dei comunicatori pubblici.
Una strada indicata da una nuova disciplina (la comunicazione pubblica), segnata da una nuova professione (i comunicatori pubblici) e sancita da una normativa a lungo attesa (la Legge 150).
Una strada che ci ha portato nel 2005 a creare la Federazione Europea delle Associazioni della Comunicazione Pubblica (FEACP); nel 2008 a costituire l'Osservatorio per le Riforme nella Pubblica Amministrazione (ORA) e nel 2009 a lanciare l'idea di una comunità professionale dei comunicatori pubblici.
Un percorso lineare attento non solo al presente ma anche al futuro prossimo venturo quando nella comunicazione saremo passati dalla fase artigianale e quella industriale con migliaia di neolaureati in Scienze della comunicazione.
In questo nostro cammino abbiamo incontrato di tutti e ci siamo misurati con tutti, mantenendo sempre un identico atteggiamento: rispetto per le idee degli altri e fermezza sui nostri principi.
Oggi possiamo dire che questa strategia ha pagato.
Ci ha resi autorevoli, ci ha garantito quel rispetto e quella autonomia necessari per essere credibili e ascoltati.
Non essere diventati una sorta di corporazione lo riteniamo un risultato decisivo per un movimento che ha le proprie radici in una delle strutture più gerarchizzate e piramidali del Paese.
Se ci guardiamo indietro possiamo misurare il lungo cammino percorso e i risultati raggiunti ma agli innovatori non è consentito cullarsi sugli allori. Essi debbono continuare ad aprire le tante porte che, da troppo tempo, troviamo serrate.
Noi non abbiamo né cerchiamo nessun Mosè che ci guidi verso la terra promessa perché il nostro compito non è promettere ma è quello di contribuire a trasformare la pubblica amministrazione in un sistema moderno, efficace e comunicativo.
Su questi impegni e sulle questioni della nostra professionalità non vogliamo delegare nessuno, ciascuno parli per sé e per tutti valgano i decreti attuativi della Legge 150.
Venti anni di vita sono anche la conferma che abbiamo saputo affrontare successi e sconfitte con la stessa identica coerenza: vale a dire senza esaltarci e senza abbatterci.
Anche per questo vogliamo ricordare il nostro anniversario come un fatto che non riguarda solo i nostri soci ma anche tutti coloro che ci hanno aiutato a scegliere la strada giusta e che continuano a camminare al nostro fianco.