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Il 30 gennaio a Roma (ore 15, Sala del Mappamondo, Palazzo Montecitorio) si terrà la presentazione del volume “La net comunicazione politica”, di Francesco Pira, Editore Franco Angeli per la Collana di Scienze della Comunicazione diretta da Marino Livolsi e Mario Morcellini.

Introdurrà Gianfranco Fini, presidente della Camera dei Deputati e interverranno Antonio Palmieri, deputato e responsabile Internet del PdL; Paolo Gentiloni, deputato e responsabile comunicazione del PD; Antonello Canzano, docente di Sociologia Politica dell’Università “D’Annunzio” di Chieti; Riccardo Luna, già direttore di “Wired” sarà il moderatore.

Oltre il 60% dei deputati e senatori (secondo le ricerche esaminate nel libro) hanno attivato uno strumento di comunicazione on line. Tra i sindaci è il 62%.
Secondo l’autore, la politica italiana non ha fatto propri i nuovi strumenti e modelli relazionali. Sono ancora tante le ombre, dice, spiegando qual è lo scenario attuale e quello possibile perché, sostiene, “la Rete non attira la politica ma piuttosto l’antipolitica. Il rapporto di leader e partiti con il web, al momento, è quello di un gioco che non determina con certezza consensi. E quindi l’intero eventuale utilizzo va discusso, ri-discusso, capito e ponderato. Come in quel vecchio film della commedia italiana, ‘Tenente pigliamocela con comodo’, i politici italiani e i loro collaboratori muovono timidi passi, perché l’Italia non è l’America e, nonostante gli italiani connessi su Facebook siano 20 milioni - di cui molti under 18 - quelli che utilizzano la Rete sono appena la metà della popolazione. Quindi per l’opinione pubblica conta di più la televisione e incidono maggiormente i giornali.
Sono ancora pochi coloro che hanno compreso che i social network sono utili se entrano in un processo di comunicazione integrata e quindi sono parte della strategia comunicativa al pari di altri mezzi”.

Infine, dice l’autore, è “soprattutto necessario ritrovare l’etica della politica, uscire dalle logiche della politica scandalistica e dal linguaggio populista per approdare ad un modello comunicativo relazionale nel quale, ai messaggi, siano consequenziali gli atti. Tutto organizzato all’interno di una strategia di comunicazione ben progettata”.