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Archivio newsletter - Associazione Italiana per la Comunicazione Pubblica e Istituzionale

Una recente riunione del Consiglio Italiano del Movimento Europeo (CIME) è stata occasione per un'analisi e alcune riflessioni sui risultati ottenuti dall'iniziative promosse dai movimenti europeisti e federalisti nonché dalla rete "Cambiamo rotta all'Europa" il 24 e il 25 marzo a Roma.
Durante la riunione si è dibattuto sul testo della Dichiarazione di Roma ed è stata approvata una nota di dieci punti, che sintetizza la posizione del CIME sul futuro dell'Europa, di cui pubblichiamo i passaggi più rilevanti.

Dopo un lungo periodo in cui lo spazio pubblico europeo, la stampa e i media sono stati quasi interamente occupati da movimenti euro-ostili o euro-scettici, le voci di chi vuole "più Europa" stanno crescendo.

La crisi del processo di integrazione europea viene da lontano, preparata dal Trattato di Maastricht che aveva dato la priorità all'economia e non alla politica mentre il mondo stava rapidamente cambiando, e poi acuita dal rifiuto francese e olandese del Trattato-costituzionale. Sono profonde le diseguaglianze fra paesi membri e all'interno dei paesi membri, la disoccupazione è drammaticamente elevata, l'Unione e i suoi membri non sono ancora in grado di governare il fenomeno epocale dei flussi crescenti di persone che fuggono dalle guerre, dalla fame e dai disastri ambientali, le cittadine e i cittadini europei sentono che la loro sicurezza non è garantita, la risposta dell'Unione europea ai mutamenti nella politica americana in materia di difesa e di lotta al cambiamento climatico è ancora debole e incerta, così come lo sono le relazioni con gli altri attori internazionali (Russia e Cina in primo luogo) e la politica di vicinato con il Mediterraneo.
Di fronte a questi problemi, l'Unione europea appare come il capro espiatorio cui addossare la responsabilità di problemi nazionali non risolti, di contrapposti egoismi e di crescenti disaccordi fra i governi nazionali. Ne discende la tentazione di cercare soluzioni autonome, si contestano le regole comuni, se ne legittima o giustifica la violazione, si teorizza la contrapposizione, il conflitto come metodo di lavoro invece del dialogo. La "Dichiarazione di Roma" contiene un importante messaggio di chiusura alle suggestioni della disintegrazione, un messaggio significativamente sottoscritto da ventisette capi di Stato e di governo oltre che dai leader delle istituzioni europee.

Tale messaggio si accompagna all'impegno comune nella lotta alla disoccupazione e alle diseguaglianze, alla condivisione del metodo del multilateralismo e del commercio equo e solidale a livello internazionale, alla lotta al cambiamento climatico, alla necessità di sviluppare la dimensione europea della sicurezza esterna e della difesa, al rispetto delle regole comuni e alla prospettiva del rafforzamento democratico delle istituzioni comuni. Un messaggio non basta se esso non è accompagnato da impegni concreti e precisi sul contenuto dei progetti, sul metodo e sull'agenda per realizzarli in mancanza dei quali il messaggio rischia di essere rapidamente disatteso e contraddetto come è avvenuto poche ore dopo la sua firma da parte dei paesi del Gruppo di Visegrad e dall'Austria.

VC

Dieci elementi di riflessione del Movimento Europeo in Italia