Se è vero come è vero che i nostri editoriali sono dedicati a questioni rilevanti non solo per la quotidianità ma anche per il futuro dei comunicatori pubblici, quello di oggi non va dimenticato.
L'incontro che il vertice dell'Associazione Italiana della Comunicazione Pubblica e Istituzionale ha avuto nei giorni scorsi con l'ARAN dopo un lungo periodo di attesa, non segna solo un momento importante nelle relazioni reciproche ma corona un lungo lavoro di contatti.
Sappiamo benissimo che l'ARAN non può essere il punto d'arrivo per il riconoscimento professionale ma siamo certi che predisporre le linee guida avvicini e non di poco un momento di scelte decisive per i comunicatori pubblici.
Si conferma quindi la giustezza della linea d'azione perseguita dalla nostra Associazione che non ha ceduto né alla demagogia delle promesse né alla politica del lamento ma si è sempre mossa, con grande coerenza e chiarezza, tra le organizzazioni sindacali del pubblico impiego e l'ARAN.
In questo nostro procedere non sempre siamo stati capiti, qualche volta siamo stati ostacolati, in alcuni casi criticati pesantemente.
Ma solo coloro che sono abituati a pretendere piccoli e grandi privilegi continuano a pensare le Istituzioni come una loro personale terra di conquista.
Noi critichiamo spesso gli anacronismi e l'inutile complessità del sistema pubblico proprio perché lo rispettiamo e lavoriamo per una nuova pubblica amministrazione moderna ed europea.
E' qui, come nella professione, che corre la frontiera tra chi "adopera" le Istituzioni e chi si ritiene al loro servizio.
Questa è da molti anni la strada maestra che abbiamo scelto di percorrere e sulla quale dovrà muoversi l'intera comunità professionale dei comunicatori pubblici.
Sapendo che nella coerenza tra le parole e i fatti è e rimane quella differenza positiva che i cittadini cercano e apprezzano.