"Cosa sognano gli italiani"? (il punto interrogativo al titolo della ricerca è nota di redazione). Lo spiega bene il direttore generale del Censis, Massimiliano Valerii: "Mentre tutto il dibattito pubblico si arrovella sulle piccole variazioni da zero virgola al rialzo o al ribasso del Pil, rischiamo di sottovalutare quanto sia importante poter contare su un immaginario collettivo ricco e vitale, positivo e propulsivo, come ingrediente indispensabile dello sviluppo. In gioco c'è qualcosa di molto importante. Le democrazie liberali hanno bisogno di crescita, perché si sorreggono sulla soddisfazione dei bisogni, benessere e consumi di massa, uguaglianza delle opportunità, processi di mobilità sociale per i ceti meno abbienti. Altrimenti vince il rancore, che non fa sviluppo".
La ricerca è del Censis, nell'ambito del progetto 'Il nuovo immaginario collettivo degli italiani', in collaborazione con Conad, i cui risultati propongono un quadro generale sulla percezione e una fotografia su quel che pensano gli italiani sulla situazione del proprio Paese.
Secondo il 55,4% degli italiani negli ultimi dodici mesi la situazione economica del Paese è peggiorata, il 36,9% dice che è rimasta uguale, solo per il 7,7% è migliorata. Per il 42,3% è peggiorato anche l'ordine pubblico e il rischio di essere vittima di reati; la situazione è rimasta uguale per il 47,6% ed è migliorata per il 10,1%. Una incertezza che produce negatività e così il 48,4% dice che la situazione economica peggiorerà ancora.
Quando si parla di fiducia i risultati rivelano che è crollata la fiducia degli italiani nelle élite: è solo il 4% che si fida dei partiti politici, il 3,2% dei parlamentari, il 3,6% dei direttori di giornali e telegiornali, il 3,8% degli editorialisti e degli opinion maker. Bocciati senza scampo i banchieri con l'1,5%. Quindi, fiducia nella cosiddetta élite ai minimi termini ma meglio la fiducia dei cittadini per i grandi scienziati (40,7%), il Presidente della Repubblica (30,7%), il Papa (29,4%) e i vertici delle Forze dell'ordine (25,5%).
"Il peggioramento della situazione economica e della percezione delle condizioni di sicurezza porta alla caccia del capro espiatorio – dice il Censis. Da qui il rischio che le attuali distanze divengano incolmabili: il 20,4% degli italiani si sente distante da persone con valori diversi dai propri, il 19,8% da persone che conducono stili di vita diversi dai propri, il 17,5% da persone con altre idee politiche, il 15,7% da persone di un'altra nazionalità, il 15,5% da chi è di un'altra religione"
Per il 70% degli italiani nell'ultimo anno sono aumentati gli episodi di intolleranza e razzismo verso gli immigrati. Le cause sono identificate nelle difficoltà economiche e nell'insoddisfazione (50,9%), nella paura di subire reati (35,6%), nella percezione che gli immigrati in Italia siano troppi (23,4%).
Altro, non meno importante, dato è riferito alle considerazioni sulla Unione europea: uscire dall'Ue non è la soluzione alle criticità e alle problematiche nazionali (65,8%) e il 66,2% degli italiani non vuole l'uscita dall'Euro e il ritorno alla lira . Però, nota il Censis che ci sono forti scarti di opinioni nella fascia di popolazione con redditi bassi, "una Unione europea disattenta alle condizioni dei ceti meno abbienti è percepita come matrigna da cui sarebbe meglio fuggire".
Considerazioni finali: "Secondo gli italiani, i fattori irrinunciabili per una crescita senza esclusi sono dare più spazio al merito e a chi è bravo, favorendo i più capaci e i meritevoli (52,1%); maggiore uguaglianza e distribuzione più equa delle risorse (47,8%); più welfare e protezione sociale per dare maggiore sicurezza alle persone (34,3%); minore aggressività e rancore verso gli altri (33,1%).