Dovevamo immaginarlo che questi sono tempi in cui il numero torna ad avere un valore assoluto.
Per questo motivo, a quei soci che pretenderebbero "adunate oceaniche" diciamo che lunedì 18 aprile daremo il benvenuto a tutti coloro che potranno essere presenti giustificando sin da ora coloro che mancheranno.
Un'assemblea non è una dichiarazione di guerra nè un'occasione per schierare le truppe o mostrare i muscoli.
Venire a Roma non deve servire per contarci ma rappresenta un importante momento di consapevolezza e di condivisione.
La sindrome degli otto milioni di baionette non ci appartiene.
Caso mai vorremmo che un numero sempre maggiore di comunicatori pubblici conoscesse meglio le nostre posizioni e fosse al nostro fianco in questa fase decisiva per il futuro della comunicazione pubblica e di tanti di loro.
In questi venti anni di vita abbiamo quasi sempre anticipato e molto spesso disinnescate le trappole poste sul nostro cammino da nemici e falsi amici della comunicazione.
Abbiamo abbattuto anacronistici steccati eretti per le carriere di pochi, abbiamo difeso le buone ragioni 
dei comunicatori pubblici pur senza essere né un sindacato né un Ordine.
L'assemblea 2011 è chiamata a valutare questi risultati e a indicare le nuove tappe di un cammino che qualcuno pretende di raccontare come una passeggiata nei giardini della comunicazione ma sappiamo bene che non è così. 
I comunicatori pubblici e i neo laureati in scienze della comunicazione hanno cominciato a disboscare la foresta dove tutti i verbi sono coniugati al futuro.
Adesso si tratta di portare a conclusione questo non facile compito. Sapendo 
che la prossima tappa ha già un nome e un cognome precisi: riconoscimento professionale.
                     
                Il valore di un'assemblea
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