Che il fumo faccia male, è fuori dubbio. Che sarebbe più intelligente smettere di fumare, lo sanno anche i fumatori più incalliti. Però la campagna antifumo promossa dal Ministero della salute: “Ma che sei scemo? Il fumo fammale!”, attualmente in onda sulle principali emittenti nazionali e locali, dal punto di vista dell'efficacia comunicativa desta non poche perplessità.
Siamo sicuri che Frassica in abiti da ‘bravo presentatore' che apostrofa i malcapitati interlocutori con un sonoro “Ma che, sei scemo?”, dispensando schiaffoni a destra e a manca, sia la strategia giusta per stimolare fumatrici e fumatori a riflettere sui rischi che il loro ‘vizio' comporta? Non sarà, invece, che questo messaggio rafforzi solo i non fumatori nella loro convinzione che fumare sia stupido, oltre che dannoso? I fumatori che, detto per inciso, sono anche clienti dei Monopoli di Stato, non si sentiranno, oltre che offesi, anche presi in giro? E magari, dopo un ideale e simmetrico “Ma vaffa…” all'indirizzo di Frassica, non scatterà in loro, per reazione, il desiderio di qualche boccata consolatoria?
E poi, siamo sicuri che Frassica sia il testimonial giusto per il target prevalentemente giovanile verso il quale la campagna si rivolge?
Non da ultimo, che dire dell'idea creativa di veicolare due messaggi, uno sui danni del fumo e un altro su un comportamento sociale scorretto, nello stesso spot? Siamo sicuri che ribaltare una delle prime regole della comunicazione, “comunicare una cosa alla volta per non ingenerare confusione”, possa funzionare?
Se la campagna funzionerà davvero potremo saperlo solo se il Ministero metterà in atto le attività di monitoraggio e valutazione dell'efficacia comunicativa, previste per legge, rendendone pubblici i risultati. Per il momento rimangono i forti dubbi e la sensazione di un'occasione sprecata.
GdN