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Archivio newsletter - Associazione Italiana per la Comunicazione Pubblica e Istituzionale

Sarebbe interessante conoscere l'opinione di un amante della cabala per capire il curioso destino che ha assegnato lo stesso numero a due importanti provvedimenti per la comunicazione pubblica e per i comunicatori pubblici.

150 è il numero che dal 2000 indica la legge che avrebbe dovuto iniziare a mettere ordine in un settore da sempre appaltato all'improvvisazione.
150 è il numero che dal 2009 indica il provvedimento attuativo del ministro Renato Brunetta impegnato a realizzare un articolato progetto di riorganizzazione e rinnovamento della pubblica amministrazione italiana.

Premesso che entrambe le normative possono essere e sono discutibili (in una democrazia tutto deve essere discutibile) a noi non sembra affatto che i provvedimenti siano lontani e divergenti tra loro.
Anzi siamo sempre più convinti, almeno per il settore che ci riguarda, quello della comunicazione, per il resto lasciamo la scena ai tuttologi di professione, che senza molte delle indicazioni e dei principi contenuti nella Legge 150 del 2000, la successiva normativa 150 del 2009 sarebbe stata diversa e, al limite, non ci sarebbe stata.

Crediamo che la strada indicata dal Parlamento dieci anni fa e subito sommersa dall'assordante silenzio di qualcuno e dalla rabbiosa reazione di altri, sia la stessa su cui il ministro Brunetta ha continuato a muoversi.

Riconoscendo lo stretto legame tra comunicazione e innovazione, indicando nel cambiamento non il capolinea della nuova pubblica amministrazione ma un processo che se avviato nei fatti e non solo nelle parole non dovrà mai fermarsi proprio perché in sintonia costante con le attese e le aspettative della nostra società.

Così, in entrambi i provvedimenti, professionalità, competenza e performance vengono indicati come elementi costitutivi per una nuova leva di dipendenti pubblici destinati a divenire il nucleo di quella pubblica amministrazione moderna ed europea che ormai tutti auspicano.

Questa coerenza di strategie e convergenza di azione debbono rappresentare, per l'intero movimento della comunicazione pubblica un passaggio decisivo per traguardare una decennale situazione di stallo difficile da capire e ormai impossibile da accettare.

Altrimenti questi anni sprecati finiranno per sembrare un immeritato regalo per coloro che parlano di cambiamento senza crederci e una punizione eccessiva per coloro che il cambiamento lo praticano con impegno e sacrificio personali.