Pubblicato nei giorni scorsi il rapporto sul primo anno di attuazione della Legge 190/2012, dal quale emerge che servono maggiore comunicazione e più formazione per superare la "cultura dell'adempimento".
La mancanza di un impegno politico nell'adottare interventi di prevenzione e contrasto alla corruzione rischia di ridurre a semplici adempimenti le prescrizioni inserite nella Legge 190 del 2012 e nelle norme conseguenti, dal d.lgs 33/2013 sulla trasparenza al nuovo Codice di comportamento dei dipendenti pubblici (DPR 62/2013). Vanificando, così, i propositi stessi del legislatore.
Secondo l'analisi compiuta da Anac (Autorità nazionale anticorruzione e per la valutazione e la trasparenza delle amministrazioni pubbliche), una serie di elementi hanno frenato la piena attuazione dei contenuti normativi, forse per la mancanza di convinzione da parte di chi è chiamato a svolgere un ruolo attivo. Il rischio, evidenziato nel rapporto, è che i dirigenti adottino “un approccio meramente formale e che i procedimenti amministrativi diventino ancora più lenti e farraginosi”.
Quindi, se prevarrà la "cultura dell'adempimento", verranno vanificati i benefici che potrebbero derivarne per i cittadini e le imprese che entrano in contatto con la Pubblica Amministrazione.
C'è una soluzione? "Per superare questo approccio – viene scritto nel rapporto – non bisogna solo sanzionare comportamenti devianti, ma anche investire nella diffusione delle conoscenze, nella comunicazione delle buone pratiche e nella valorizzazione delle differenze in modo da stimolare ciascuna amministrazione a disegnare una propria politica di prevenzione. In questa prospettiva il grado di apertura dell’amministrazione verso l’esterno può fare la differenza, così come la formazione 'mirata' che però, ad un anno dall'entrata in vigore della legge, stenta ad affermarsi".
Claudio Trementozzi