Secondo il Benchmark Report elaborato da Bruxelles l'Italia ha reso disponibili sul web le 20 prestazioni "essenziali". La media UE si attesta all'82%.
Lo conferma la Commissione Europea: l'Italia è in vetta alla classifica per i servizi pubblici online. Secondo il Report, il nostro Paese ha reso quasi completamente disponibili online - il 99% - i servizi pubblici che l'Europa giudica fondamentali, tra cui la dichiarazione dei redditi; i servizi di sicurezza sociale e ricerca di lavoro; il registro automobilistico; la richiesta di licenza edilizia; i certificati di nascita e di matrimonio, albo pretorio online; l'iscrizione a scuole superiori; i servizi sanitari; i contributi sociali per i lavoratori dipendenti, registrazione di una nuova impresa e appalti pubblici. Buoni i risultati anche di Austria, Irlanda, Malta, Portogallo e Svezia, notevoli progressi anche in Bulgaria e Lettonia.
Quest'anno il report si è concentrato in particolar modo sulle esigenze dei disoccupati e dei
neo-imprenditori, analizzando le modalità seguite per ridurre le formalità burocratiche e rendere disponibile l'intera gamma di servizi pubblici necessari per avviare un'impresa o per trovare lavoro. In Austria, Danimarca, Estonia, Irlanda, Svezia e Regno Unito il 55% dei servizi necessari per avviare un'impresa avviene da portale dedicato o in modo automatico. Solo il 46% dei servizi utili per i disoccupati viene, invece, erogato online.
Ancora molto basso è l'utilizzo degli appalti elettronici che se fossero integralmente disponibili e più utilizzati si potrebbero realizzare risparmi nell'ordine del 30% circa.
Il Report fotografa anche i servizi on line prestati a livello locale da cui risulta che i piccoli Comuni propongono solo la metà dei servizi online disponibili nei Comuni più grandi. Mentre i siti di piccole comunità erogano semplici informazioni sulle modalità da seguire per chiedere certificati - si legge nello studio - in quelli di città più grandi si possono scaricare anche i formulari. Questo perché le amministrazioni locali e i loro cittadini preferiscono il contatto personale o altri canali più tradizionali, ma anche perché le piccole amministrazioni risultano meno capaci (per strategia, mezzi, abilità) di offrire servizi online.