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“La pubblicità è ferma in una fase in cui il mondo dei media è in continuo movimento. E’ una situazione che gli economisti definirebbero di “stallo dinamico” dove lo stallo è nei numeri e il dinamismo è nei grandi cambiamenti in corso. Negli ultimi 10 anni gli investimenti pubblicitari sono cresciuti del 9,2%, per quest’anno prevediamo calma piatta. Va però ricordato che negli ultimi due lustri gli investimenti in pubblicità sono cresciuti più del PIL” questo ha detto il presidente Lorenzo Sassoli de’ Bianchi all’assemblea 2011 dell’UPA- Utenti Pubblicità Associati.

L’incontro annuale degli investitori in pubblicità dal titolo “Che mi dici di nuovo? Linguaggi del presente, del futuro, del possibile” si è tenuto mercoledì 6 luglio e ha visto una folta rappresentanza di coloro che investono in pubblicità in Italia e di quelli che la realizzano.

Il presidente Upa ha detto anche che “il quadro appare evidente: dobbiamo affrontare una situazione complessa. Una complessità che non può, però, essere spiegata solo con la freddezza dei numeri o con una crisi economica al calor bianco. Noi, come investitori pubblicitari, abbiamo il compito di darle un alfabeto cercando parole e concetti che ci aiutino a uscire dall’immobilismo, a sfuggire all’effetto pantano, a esorcizzare la sindrome della decadenza e, non ultimo, a considerare il sistema dei media fondamentale per tornare a crescere”.

E ha proseguito elencando quali lettere dell’alfabeto: la prima è la F di frammentazione “Eravamo abituati a un mondo lineare definito, stabile, solido. Oggi ci confrontiamo con  un pubblico frammentato in tribù che vivono in una giungla disordinata, amplissima, talvolta oscura, dove si trova di tutto e dove si incrociano spesso un’offerta indefinita e una domanda anonima”.
La seconda è la A di autonomia: “Autonomia di chi legge, ascolta, guarda e, dunque, consuma.
Dobbiamo prendere atto che siamo entrati nell’era della partecipazione: il consumatore umile e sottomesso spettatore di favole pubblicitarie a buon mercato è sparito”.
La terza è la U di ubiquità: “Siamo tutti alla ricerca della pubblicità perfetta in un mondo in cui i computer portatili stanno diventando obsoleti e dove smartphone e tablet sono strumenti sempre più quotidiani. Le applicazioni sono diventate veicoli di comunicazione, non solo meri cataloghi. Ci accompagnano ovunque”.
L’alfabeto dell’UPA si chiude con la M di modernità: “Sentiamo la responsabilità di essere il principale elemento  di mercato nel sistema dei media e, per questo motivo, ci sta a cuore la modernizzazione del Paese e della comunicazione.
Occorre un salto nella modernità perché i nuovi fenomeni non si addomesticano. La velocità, ad esempio, a cui avviene la frammentazione non è di crescita lineare ma di grandezza esponenziale, numeri con cui facciamo fatica ad avere dimestichezza. Da qui l’esigenza di governare al meglio i canali distributivi nella triplice consapevolezza che la tecnologia non si ferma,  che l’evoluzione dei media è più lenta e che il legislatore arranca dietro ai cambiamenti.
Frammentazione, contenuti, autonomia, trasparenza, ubiquità, metamorfosi, salto di sistema, modernità.
Questo è il mosaico della complessità con le sue luci e le sue ombre”.