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Italia Creativa. Un settore economicamente importante e non abbastanza conosciuto

Presentato qualche giorno fa in Triennale il primo studio organico sullo stato e l'importanza economica delle imprese culturali e creative in Italia.
Ne hanno discusso numerose personalità politiche e del mondo economico legate ai temi della Cultura a cominciare dal ministro Franceschini, Filippo Sugar presidente SIAE,  Donato Iacovone AD del Gruppo Mondadori, Andrea Zapia AD Sky Italia, il regista Sergio Rubini, Francesca Cima presidente Anica, Christian Greco, direttore del Museo Egizio di Torino, a Sergio Escobar, direttore del Picccolo Teatro e altri.

La ricerca, curata dalla società EY, ha fatto emergere dati in parte già conosciuti ma mai analizzati a livello italiano. I dati riportati sono del 2014.

Ecco i più significativi: l'Industria della Cultura e della Creatività in Italia ha generato, nel 2014, un valore economico complessivo di 46,8 miliardi di euro e ha dato lavoro a circa 1 milione di persone. Di questi, l'86%  deriva da attività legate direttamente alla filiera creativa, quali la concezione, la produzione e la distribuzione di opere e servizi culturali e creativi. Il restante 14% è invece costituito da ricavi indiretti, ossia legati ad attività collaterali o sussidiarie.
Gli occupati diretti nell'Industria della Cultura e della Creatività rappresentano il 3,8% degli occupati totali in Italia.
Nel panorama economico nazionale complessivo, l'industria della cultura e della creatività vale il 2,9% del PIL a livello complessivo e il 2,5% del PIL considerando solo gli effetti diretti.
Nel 2014 i primi tre settori per valore complessivo sono televisione e home entertainment, arti visive e pubblicità, con valori generati rispettivamente di 12,2, 11,2 e 7,4 miliardi di Euro.

Considerando la segmentazione degli occupati, sono i settori arti visive, musica e arti performative a svolgere un ruolo di primo piano, con i loro rispettivi 242.000, 161.000 e 151.000 occupati.

Gli 11 settori presi in considerazione sono quelli che vengono universalmente considerati anche a livello europeo come integranti il sistema delle imprese culturali e creative.
Si tratta di: architettura (2,6 mld € e 69.489 occupati); arti performative (4,5 mld € e 151.280 occupati); arti visive (11,2 mld € e 241.607 occupati); cinema (1,7 mld € e 74.014 occupati); libri (3,1 mld € e 140.173 occupati); musica (4,3 mld € e 160.598 occupati); pubblicità (7,4 mld € e 94.741 occupati); quotidiani e periodici (5,1 mld € e 100.949 occupati); radio (0,8 mld € e 7.917 occupati); televisione e home entertainment (12,2 mld € e 95.885 occupati); videogiochi  (2,9 mld € e 15.420 occupati).

L'Industria della Cultura e della Creatività  è particolarmente interessante per due fattori: il primo è che ha un margine di crescita ancora molto alto, il secondo che occupa giovani e donne in percentuali molto più alte che negli altri settori economici.

Quali sono le attenzioni, le criticità e le proposte emerse nel dibattito?
E' necessario “fare più sistema” mettendo insieme pubblico e privato come avviene negli altri paesi e non dimenticare che gli 11 settori interagiscono tra loro.
Bisogna aumentare la redditività del settore creativo che soffre moltissimo  della pirateria e di una regolamentazione troppo rigida.
Occorre migliorare la tutela del diritto d'autore.
E' necessario avvicinare i potenziali fruitori ai linguaggi complessi attraverso il digitale. Sviluppare le Smart city con particolare attenzione allo sviluppo culturale.

Ancora molto disarmanti i dati sulla lettura nonostante i passi avanti fatti in questi anni: secondo gli elementi citati da Donato Iacovone, il 58% degli italiani non legge nemmeno un libro all'anno e anche la classe dirigente italiana ha dati preoccupanti nel campo della lettura: il 39% non legge contro, ad esempio, il 17% della Francia. Il dato della lettura è interessante perché “trascina” anche altri dati di fruizione quali teatro, cinema, musica, musei ecc. Insomma chi più legge più fruisce di tutto il panorama offerte culturali.

Molta strada da fare, sicuramente, ma dati davvero inaspettati, interessanti e promettenti perché questo mondo, che rappresenta un valore economico e sociale importante, oltre a fare riferimento  a un passato culturale prestigioso, rappresenta uno dei motori principali di sviluppo presente e futuro del nostro paese.

Per la ricerca completa: www.italiacreativa.eu 
Fiorella Ferrario