Il processore quantistico offre un vantaggio esponenziale sul corrispondente algoritmo classico. L'elemento fondamentale di una rete neurale, un meurone artificiale, può essere efficientemente implementato su uno dei processori messi a disposizione da IBM tramite la sua piattaforma di cloud quantum computing: è quanto emerge da uno studio dell'Università di Pavia sulle reti neuronali e i computer quantistici. 
Il lavoro è ancora allo stato preprint, ma ne è stata data notizia dal MIT Technology Review. La ricerca è frutto della collaborazione tra Daniele Bajoni, docente presso il Dipartimento di ingegneria industriale e dell'informazione, con Dario Garace e Chiara Macchiavello docenti al Dipartimento di fisica dell'ateno pavese. Ha collaborato Francesco Tacchino, con la sua tesi di dottorato.
"I computer quantistici sono stati considerati per lungo tempo come una tecnologia del futuro - spiega in una nota l'Università - ma stanno diventando una realtà sempre più concreta proprio in questi anni. Alcune tra le maggiori industrie informatiche, come IBM, Google, Intel e Microsoft, stanno investendo capitali importanti in ricerca e sviluppo, con lo scopo di realizzare veri e propri processori basati su nanotecnologie quantistiche, e i primi prototipi a poche decine di bit quantistici (o qubits) sono già operativi. L'aspettativa - prosegue l'Università - risiede nel vantaggio esponenziale che questo nuovo paradigma di computazione offre rispetto ai microprocessori classici, in particolare per alcune specifiche applicazioni".
La nuova tecnologia potrà essere un'oppurtinità per il sistema della P.A., perché consentirà di accelerare esponenzialmente alcune procedure.
CT
 
                                 
        
         
                                         
                                         
                                         
                                        