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Associazione Comunicazione Pubblica
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Tredici giornalisti dell'ufficio stampa del Comune di Palermo licenziati.
Un giornalista del Parma calcio cacciato perché non accetta condizioni capestro.
La stampa quotidiana, da gennaio a maggio 2009, presenta un calo nella raccolta della pubblicità, del 25,1 % mentre quella periodica è del meno 29,5%.
Segno meno anche per la radio (18,6%), le affissioni (-30,5%), il cinema (- 16%), il direct marketing (-17,8), la TV (-21,8).
Brilla, solitario, Internet (+7,8).

Gli studenti sembrano sempre meno interessati alla specializzazione in comunicazione pubblica e negli ultimi due bienni, ci ricorda Franco Abruzzo, l'Istituto per il giornalismo di Milano è riuscito a collocare solo 13 colleghi su 80.

La crisi economica colpisce un settore, quello dell'informazione e della comunicazione, in difficoltà da tempo. I problemi della formazione, delle professioni, assieme a quelli economici, giungono ora e contemporaneamente al pettine della realtà.

Questa volta non basterà una semplice azione di cosmesi per mantenere in rianimazione l'intero sistema. Sistema apparentemente regolato e garantito ma praticamente in balia dell'arbitrio e della cortigianeria delle appartenenze.
Sono  indispensabili segnali chiari.

Certamente la legge sulle intercettazioni telefoniche non va in questo senso così come non va la non attenzione alla Legge 150 e il lentissimo processo di riconoscimento della professione dei comunicatori pubblici.

Eppure o si riuscirà ad arrivare in tempi certi ad una svolta o l'informazione e la comunicazione si trasformeranno sempre più nelle voci del padrone destinate a uomini e donne sempre meno disposti ad ascoltare.

Molti sono coloro che hanno un ruolo rilevante in questa ricerca di certezze e autonomie professionali.

A tutti, il 14 e 15 ottobre prossimi al COM.Lab di Bologna, chiederemo di assumere impegni concreti.

Le sfide sociali, economiche e culturali che ci attendono non potranno essere vinte se la comunicazione centrale e locale continuerà a muoversi tra lentezze e conformismi.

Il coraggio di cambiare per avere comunità informate e quindi capaci di partecipare e decidere deve essere un obiettivo non più e solo degli innovatori ma dell'intero Paese.

La posta in gioco in Italia e in Europa è troppo alta per continuare nella retorica delle eccellenze che nessuno nega ma che sono come le eccezioni alle regole. E non si cambia davvero se non si cambiano le regole.