Scrive l'Istat nel capitolo "Criticità strutturali come leva per la ripresa" del Rapporto annuale presentato il 3 luglio scorso, capitolo teso a focalizzare l'attenzione su alcune criticità strutturali del sistema Paese, che vi è un evidente divario italiano con il resto dell'Europa nell'uso di Internet. In Italia gli utenti con competenze digitali elevate sono il 22% contro il 33% della media europea. Non utilizzano la rete soprattutto i nuclei familiari costituiti da soli anziani e da componenti con basso titolo di studio. Nel 2019 ad utilizzare con regolarità Internet è stato il 74% degli individui tra i 16 e i 74 anni, contro l'85% della media Ue.
Anche se le competenze digitali e la diffusione di Internet sono sempre più strategiche, le famiglie tuttora totalmente inattive su Internet sono 6 milioni 175 mila, il 24,2% del totale. Il 30% delle famiglie che non usa Internet è localizzato al Sud, in particolare nei Comuni fino a 2.000 abitanti.
Nel Rapporto sono evidenziate anche le difficoltà nell'uso degli strumenti digitali da parte degli studenti, emerse a partire dalla fase di lockdown: il 45,4% degli studenti di 6-17 anni, pari a 3 milioni 100 mila, ha difficoltà nella didattica a distanza per carenza di strumenti informatici a casa, che mancano o che devono essere condivisi con altri famigliari.
Sempre nel Rapporto è detto che il divario digitale tra le famiglie è da ricondurre a fattori sociali, generazionali e territoriali, "come emerge dai risultati di un modello di regressione logistica che stima la probabilità che in una famiglia ci sia almeno un componente con competenze digitali elevate".
"In questi anni difficili il nostro Paese ha con fatica continuato a progredire nell'istruzione, nella diffusione di modelli organizzativi più avanzati e nell'uso delle tecnologie nell'economia, nella Pubblica Amministrazione e nella vita quotidiana degli individui. Il periodo di confinamento domiciliare, per le attività rimaste aperte, ha imposto, su un sistema che in confronto agli altri partner europei, parte con uno svantaggio consistente in termini di digital divide (un gap in termini di indicatori collegati all'uso di Internet di circa il 10% rispetto alla media europea), l'apprendimento in corsa del lavoro a distanza e di forme organizzative più focalizzate sull'essenziale. Se lo shock ha avuto l'effetto positivo di evidenziare che, col capitale umano disponibile, era già possibile avviare un necessario cambio di passo e in tempi brevi imparare a sfruttare su larga scala tecnologie disponibili, dall'altro ha nuovamente focalizzato l'attenzione sul peso che il ritardo del Paese in investimento in conoscenza comporterà nel prossimo futuro in termini di recupero dell'economia dopo la crisi aperta dalla pandemia".