Per sanzionare i Paesi che violano costantemente lo Stato di diritto, vale a dire i principi giuridici che consentono di difendere i valori fondamentali dell'Unione Europea, come l'uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge o il corretto esercizio dei poteri pubblici, esistono già delle procedure.
Nei casi estremi, l'articolo 7 del trattato di Lisbona consente all'UE di sospendere i diritti di voto di un Paese se viola in modo sintematico lo Stato di diritto.
Oggi, però, vi è un nuovo quadro giuridico, adottato di recente dalla Commissione, che consente all'UE di avviare tempestivamente un dialogo con il Paese interessato per evitare che la situazione possa degenerare. Si chiama "procedura pre-articolo 7", da attivare in caso di possibile violazione sistematica dello Stato di diritto, piuttosto che in presenza di singole violazioni.
Il sistema comporta 3 fasi che prevedono una continua interazione tra l'Unione e il Paese oggetto del richiamo.
Nella prima fase l'UE raccoglie informazioni per verificare l'esistenza di una minaccia sistematica allo Stato di diritto. Nella seconda fase, se la questione non è stata risolta, emette pubblicamente una raccomandazione in cui stabilisce un termine entro il quale il Paese è tenuto a prendere provvedimenti.
Nell'ultima fase, controlla i provvedimenti adottati dal Paese in questione. Se i problemi segnalati non vengono risolti adeguatamente, può ricorrere alla procedura prevista dall'articolo 7.
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