Il caso posto dall'editorialista del "Corsera" riguarda una circolare, la n. 44. "Un testo ufficiale redatto e firmato – scrive della Loggia – da un dirigente scolastico della sgrammaticata Repubblica Italiana". Un documento nel quale "gli stupri sintattico-grammaticali gareggiano con la surreale demenzialità dell'enunciato, con un effetto complessivo degno del migliore Totò". E sicuramente il grande comico napoletano, principe De Curtis, ne avrebbe preso spunto per una delle sue scenette divertenti, abbondando con i punti, le virgole e, perché no, i punti e virgola.
Non vi sveliamo il contenuto, invitandovi a leggere l'articolo del 29 maggio scorso disponibile anche in rete. Il tema proposto, prendendo spunto da un episodio reale, porta i comunicatori pubblici a porsi una serie di interrogativi e mette in evidenza come, ancora oggi, la preparazione di chi dovrebbe trasferire conoscenza o addirittura essere un punto di riferimento educativo necessiti di una profonda revisione.
Non si tratta solo della tanto sbandierata "Buona scuola", ma della necessità per la P.A. di fare autocritica, considerando il suo ruolo che deve essere sempre più al servizio dei cittadini destinatari attivi dei messaggi, quindi protagonisti del processo di dialogo, e non solo riceventi passivi. Lo stile degli anni Settanta e Ottanta dovrebbe essere ormai superato da tempo. E se insistiamo sul tema della semplificazione del linguaggio amministrativo è perché riteniamo che ancora oggi la P.A. non si sia resa ancora conto dell'enorme opportunità offerta dalla scelta di parlare e scrivere chiaramente. E come la semplificazione sia sempre più sinonimo di risparmio. Il che non vuol dire, come l'esempio paradossale presentato da Galli della Loggia, che basta una circolare per garantire la circolazione delle circolari (sic!).
Claudio Trementozzi