La comunicazione pubblica, quella delle Istituzioni, ambito e ragione di esistenza della nostra Associazione, convive con la comunicazione politica pur essendo notevolmente diversa per gli obiettivi e per gli strumenti. Anche se, in questi ultimi anni, la comunicazione politica ha debordato dai suoi ambiti invadendo e danneggiando la sfera di quella pubblica e di servizio in generale.
Questa invasione, praticata da portavoce o altri comunicatori politicizzati, assunti con modalità diverse da quelle previste dalla Legge 150/2000 (es. dirigenti TD con contratto “Bassanini”), e a volte di poca o inesistente professionalità, negli anni ha inciso sempre più sfavorevolmente sui risultati, per concludersi con la “disfatta” delle elezioni 2013.
Bisogna guardare in faccia la realtà: il sistema tradizionale dei partiti non ha saputo minimamente raccogliere i messaggi dei cittadini, non è stato in grado di ascoltarne le istanze, di interpretare i bisogni, di instaurare un dialogo costruttivo, un patto di condivisione leale
Chi era al governo ha praticato una dannosa comunicazione dei provvedimenti di riforma. Al di là dei contenuti tecnici, il messaggio trasmesso ha, nel complesso, indispettito e irritato la maggior parte dei cittadini, predisponendoli a scelte di protesta estrema e antipartitica.
Ancora peggio è stata l’incapacità di autoriforma dei rappresentanti dei partiti presenti nelle Istituzioni. Anche nelle Regioni, Province e Comuni buona parte di loro si è arroccata su privilegi e schemi vetusti, demoliti da inchieste giudiziarie o evidenti collassi economico-funzionali.
Cosa si potrebbe fare ora che il Paese è impantanato?
Da una parte, i partiti dovrebbero ripensare e rifare contenuto e contenitori; dovrebbero domandarsi cosa può essere e significare un partito oggi, anche come organizzazione; dovrebbero pensare quali sono i messaggi politici e gli ideali da trasferire ai cittadini e in che modo.
Dall'altra, le pubbliche amministrazioni devono attuare fino in fondo la Legge 150/2000, potenziare e rispettare le strutture di comunicazione istituzionale, utili come non mai. È con queste che si può recuperare il contatto e la relazione con il cittadino, un rapporto profondamente logorato.
Il messaggio sintetico che trasmette un'efficace comunicazione pubblica è: “questa Amministrazione funziona bene” e il cittadino, di conseguenza, si chiede chi è colui che la dirige. È un messaggio forte e preciso. Senza la pretesa di accontentare tutti.
La comunicazione politica cerca, invece, di trasmettere un contenuto diverso: “questo politico è simpatico”, al di là di come funziona l’Ente dove opera. È un messaggio debole e ad personam e confida nella superficialità di giudizio della gente, fatto che si è dimostrato di vana speranza o che, perlomeno, non catalizza più il consenso della stragrande maggioranza degli italiani.
Il “re è nudo” da tempo, solo che ora è evidente e lo vedono tutti. Adesso non rimane che rivestirlo perché non muoia di polmonite.
Pier Carlo Sommo