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Per i Comuni obblighi "digitali" difficili da rispettare

L'aggiornamento del Codice dell'Amministrazione Digitale datato 6 ottobre integra e modifica alcune disposizioni per la diffusione l'innovazione digitale necessaria per contribuire allo sviluppo economico, culturale e sociale del Paese e per adempiere e allinearsi agli obblighi europei assunti dallo Stato in materia di innovazione digitale, informatica e Internet.

Però, troviamo scritto in un articolo di Marina Galluzzo apparso su "Agenda digitale": "Mentre continuiamo a parlare di P.A. digitale e discutere questa o quella norma da migliorare, continuiamo parimenti a non parlare alla – e della – reale Pubblica Amministrazione italiana: quella a cui la legge tediosamente impone di ribaltare l'organizzazione, di assicurare una gestione manageriale, di procedere a un rinnovamento culturale".

Scrive ancora Galluzzo, in relazione alle norme di riferimento al sistema digitale che "tutte chiedono alla P.A. di analizzare i processi, dotarsi di nuove professionalità/competenze, assegnare nuove responsabilità e – in tale ottica e al di là delle sue reali capacità – la obbligano a:

a) nominare il responsabile anticorruzione e per la trasparenza; b) individuare il Responsabile per la transizione al digitale; c) nominare il Data Protection Officer–DPO.

Per rispettare gli obblighi dei tre punti le Amministrazioni comunali potrebbero incorrere in problemi effettivi. La criticità del primo punto, ad esempio, è confermata anche in una relazione dell'Anac sul monitoraggio delle attività del 2016 che pur segnalando lo sforzo compiuto dai Comuni rileva difficoltà e carenze in varie fasi del processo per i piccoli Comuni. Prevedere che gli Enti locali possano convenire l'esercizio associato della funzione, secondo punto, è una buona proposta ma competenze e conoscenze richieste da questo nuovo ruolo non è detto siano presenti negli Enti e perciò la funzione potrebbe essere solo un adempimento formale della regola. La nomina del DPO, un'altra figura professionale raramenteb presente nelle P.A. locali ed è possibile che tale funzione venga affidata all'esterno a scapito della conoscenza dell'organizzazione che è necessaria.

Continua Galluzzo: "le norme sull'architettura organizzativa della P.A. digitale appaiono come un ottimo vestito sartoriale non adattabile alla stragrande maggioranza delle Pubbliche Amministrazioni locali; nel mentre, la prescrizione di puntare sullo sviluppo di adeguate nuove competenze risulta ancora ferma sulla carta".

"Per costruire un modello efficiente, una prima debolezza è data quindi dalla dimensione organizzativa degli enti".

"In tale contesto - prosegue Galluzzo - la Relazione ANAC 2016 segnala come 'per gli Enti di piccole dimensioni sia necessario semplificare l'attuazione della normativa', ma anche fornire un maggior supporto centrale per migliorare il livello di qualità delle attività richieste. Invero, i processi di innovazione e di cambiamento mal si sposano con la persistente parcellizzazione del territorio che rende oggettivamente impossibile per le Istituzioni gestirne l'impianto in autonomia".

Per l'articolo integrale di Marina Galluzzo cfr "Agenda digitale", ottobre 2017