Sono in tutto 240 i siti Internet che fanno capo al Governo. Una galassia di finestre on line che comprende 154 indirizzi web con l'estensione gov.it registrati presso l'Agenzia per l'Italia digitale dal 2002 a oggi e 87 siti tematici richiamati tramite link diretti sui portali istituzionali. I titolari di questi domini sono la presidenza del Consiglio (inclusi i suoi dipartimenti, come quelli dei ministeri senza portafoglio) e i vari ministeri.
L'elenco dei siti, disponibili su "Il Sole24Ore" del 16 febbraio 2015, vuole essere una selezione rappresentativa della presenza on line delle Istituzioni dal 2002 a oggi.
Passando in rassegna i domini presenti nell'elenco, si trovano siti web gemelli - ma anche clonati - oppure indirizzi mai utilizzati o dimenticati in pochi anni. Oggi risultano inattivi 64 dei domini registrati presso l'AgID, in alcuni casi sostituiti negli anni con altri percorsi.
Ad esempio: una decina di domini web si sono alternati nel corso degli anni per comunicare lo stato di avanzamento delle riforme, tutti domini che fanno capo a Palazzo Chigi, ma non più accessibili. Nel giugno 2005, sotto il terzo governo Berlusconi nasce "attuazioneprogramma.gov.it" (non più attivo); nella legislatura successiva il quasi omonimo "attuazione.gov.it". A seguire "programmazioneeconomica.gov.it", "programmagoverno.gov.it", "riformeistituzionali.gov.it", "riforme.gov.it", "attuazioneriforme.gov.it" fino al più recente "passodopopasso.italia.it" lanciato da Matteo Renzi per scandire il countdown dei famosi "mille giorni" di riforme.
Eppure, le tante iniziative del Governo sul web devono fare i conti con norme avanzate che regolano in modo rigido la comunicazione on line tra P.A. e cittadini. Come anche rigide sono le verifiche sulla trasparenza, legate agli obblighi per i siti web della P.A. introdotti dalla riforma Brunetta e poi rafforzati dal D.Lgs 33/2013 i cui controlli spettano all'Anticorruzione che ha poteri sanzionatori e può comminare multe da 500 a 10mila Euro. Sono più di 70 i requisiti che i siti istituzionali devono rispettare in base al Decreto 33.
Nonostante ciò molte volte resta disatteso il fattore culturale e il risultato e uno smodato e incontrollato utilizzo del web da parte delle Pubbliche Amministrazioni.
tratto da www.infodata.ilsole24ore.com del 16 febbraio 2015
Siti del Governo: inattivo uno su quattro
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