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"Le forme del falso": 25 e 26 marzo 2021 un seminario on line dell'Università di Bologna

Negli ultimi anni il fenomeno delle fake news ha assunto una importanza centrale nel dibattito pubblico ma nella comprensione del fenomeno si è spesso dimenticato di contestualizzare il concetto della falsità in sé e di come questa abbia accompagnato e sia ancora presente in tanti ambiti della vita umana. 

L'idea principalmente condivisa è che il falso si insinui e infetti ciò che è puro e vero, che mini i sistemi costruiti sulla fiducia, in primo luogo lo stesso patto sociale tra le persone, e tra queste e i governi che, nei sistemi democratici, dovrebbero rappresentarli e curarne gli interessi, nonché tra i governi stessi.

Ecco dunque che, se da un seme di falsità germinano frutti avvelenati, la enorme e immediata propalazione di questi semi, che può avvenire attraverso la diffusione di informazioni false attraverso internet, porta ad un avvelenamento sistemico e spinge alla ricerca di strumenti di prevenzione e di un antidoto.

Per non rimanere travolti dalla valanga di sollecitazioni che ci giungono sotto le spoglie delle fake news pare però opportuno fermarsi a riflettere prima sulle forme del falso, su quanto queste abbiano accompagnato il cammino dell'uomo e della società in varie sue espressioni. Per avviare questa riflessione è bello e utile salire sulle spalle dei giganti, in particolare di quel gigante che è Umberto Eco, che al tema della falsificazione e della forza del falso ha dedicato una parte significativa dei suoi studi, che possono, anzi, dovrebbero guidare gli studiosi di tutte le discipline a discernere con maggiore cautela temi e problemi che il falso pone. Il falso nella storia è sempre esistito, a volte come strumento utilizzato coscientemente altre come errata ricostruzione storica, in cui un ruolo significativo hanno svolto gli archivi, pubblici o privati, per eradicare errate letture di eventi e fenomeni. Anche il falso nell'arte è sempre esistito: in tempi in cui la circolazione dei beni era limitata circolavano copie delle opere stesse anche se adesso il fenomeno ha tutt'altro valore, se si pensa che secondo stime recenti il mercato delle opere d'arte false rappresenta il 50% del mercato complessivo. Si trascura a volte di ricordare che il falso è anche strumento di tutela degli interessi di una nazione e che, in nome di questi interessi, le relazioni tra diversi paesi si giocano su trame tessute in parte con il filo della falsità delle notizie scambiate o comunque diffuse, anche in tempi di pace, evidentemente con una ambiguità di fondo sulla liceità di queste condotte e della loro estensione. Contro il falso il sistema dei pubblici poteri ha sempre lottato, in una prospettiva di diffidenza reciproca tra amministratori e amministrati, e con una conseguente bardatura di vincoli amministrativi e certificazioni e rigidità nei sistemi di accesso alle informazioni pubbliche che comincia a sgretolarsi solo in tempi relativamente recenti, con l'affermarsi della trasparenza amministrativa e con la progressiva espansione dei diritti di partecipazione dei cittadini alla vita delle amministrazioni. Ma che dire quando è l'accertamento della verità per eccellenza ad essere potenzialmente minato? Solo l'idea di una sentenza “falsa”, o “falsata” fa tremare il sistema giudiziario, in particolare quello penale, dalle fondamenta, eppure è un problema esistente, non così diffuso ma che rappresenta una sintesi dei problemi che il falso pone. Nella dimensione digitale questi aspetti non devono essere dimenticati, non sono qualcosa di diverso, diverse sono le possibilità e i mezzi e i sistemi economici cui concorrono, con cui possono essere realizzati ma anche prevenuti e controllati. È vero però che in ambiente digitale la forza del falso si dispiega con una particolare lesività, se si pensa alla forza delle informazioni false, laddove per informazione si può intendere anche un semplice dato che falsa la costruzione di una verità digitale anche in quegli strumenti, come le blockchain, che vorrebbero certificarla.

Su tutti questi aspetti intende soffermarsi il seminario "Le Forme del Falso", organizzato da alcuni studiosi dell'Università di Bologna presso l'ISA, Istituto di Studi Avanzati dell'Università di Bologna, che si terrà attraverso la piattaforma Teams, con accesso libero, il prossimo 25 e 26 marzo 2021.

prof. Marina Caporale - Comitato Scientifico


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