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Comunicazione Pubblica

Archivio newsletter - Associazione Italiana per la Comunicazione Pubblica e Istituzionale


Chissà come avrebbe raccontato la crisi italiana monsieur de La Fontaine.
Per la prima volta nella storia dell’umanità una crisi che non c’era  ha messo in ginocchio un grande Paese come il nostro, ha costretto un governo a fare le valigie in quattro e quattr’otto e, nell’era del giovanilismo imperante, ha dovuto cedere il passo ad un gruppo di anziani signore e signori che in un mese dovranno cercare di fare quello che non si è saputo o voluto fare in tanti anni.
Chiudiamo subito la porta al vento delle polemiche, attività questa che ha in Italia una sin troppo lunga tradizione. Adesso, dopo settimane di tappeto rosso inizierà la stagione dei distinguo che porterà la sempre più traballante barca della democrazia italiana verso una campagna elettorale da finale della coppa dei campioni. Quindi ciascuno di noi potrà dire e sostenere le posizioni che vorrà. Ma da questo piccolo angolo dal quale osserviamo le cose italiane ci corre l’obbligo di una raccomandazione e di una osservazione.
La raccomandazione è che sia davvero scelto e praticato quel principio di equità che, per la prima volta in Italia, dovrebbe far pagare di più chi di più possiede.
L’osservazione riguarda invece un atteggiamento psicologico da cambiare per condividerlo.
Anche questo lunedì mattina un autorevole direttore di un altrettanto autorevole quotidiano economico ci avverte che la manovra, che nel pomeriggio verrà presentata al Parlamento, “non sarà sufficiente”.
La sensazione è che esista una piccola élite di politici, studiosi e professionisti che conosce cose che la grande maggioranza dei cittadini ignora.
Ad esempio quale sia la vera situazione del Paese.
Non sarebbe meglio, a proposito di comunicazione pubblica, far conoscere a tutti la realtà in cui siamo finiti?
Non per identificare responsabilità e colpevoli,ma perché i “sacrifici” che dovremo fare siano finalizzati ad un risultato e ad un periodo di tempo.
Poi ci divideremo tra favorevoli e contrari.
Ma intanto, ancora una volta, risulta evidente che senza una vera e corretta attività di comunicazione nessuno riuscirà a chiedere a milioni di persone né partecipazione né collaborazione.
In queste stesse ore, persino Putin sta prendendo atto che un uomo solo al comando non interessa più. Perché allora pensare che per il galantuomo Monti la cosa possa essere diversa? Essere pronti ad ingoiare una medicina molto amara significa sentirsi parte attiva del Paese e non spettatori di spettacoli di cui, negli anni passati, molti avrebbero volentieri fatto a meno.
La differenza tra guardare e partecipare sta, ancora una volta, nella capacità e nella volontà di mantenere una forte relazione con l’intero Paese.
Una relazione in cui nessun carisma individuale o collettivo può fare a meno della comunicazione pubblica.