Cari Alessandra, Maria e Stefano,
intanto grazie per aver espresso il vostro parere su questa caricatura di "apartheid" che si sta montando attorno ai laureati in Scienze della comunicazione.
Mentre ovunque impazzano guru della comunicazione da avanspettacolo, chi dovrebbe riflettere su quello che dice lascia passare concetti come "inutilità" e "tempo perso" per una professione nata proprio per superare i tanti improvvisatori.
Non sono un postino e quindi non ho messaggi da lasciarvi diceva Ennio Flaiano.
Anch'io sono nella stessa condizione ma desidero dire qualcosa a voi e a quelli che tacciono ma mugugnano.
Difendete sempre la vostra scelta. In un Paese civile tutti dovrebbero avere il diritto di fare quello per cui hanno studiato con fatica e sacrifici.
Qui sta la prima differenza tra un professionista e chi si veste da professionista.
Senza dimenticare che, nel tempo del conformismo imperante, difendere diritti e denunciare soprusi è attività spesso ingrata.
La stessa nostra Associazione, da oltre un anno, subisce
attacchi inauditi perché anziché occuparsi di "teoria delle teorie" vuole capire, tra l'altro, come mai più aumentano i laureati in scienze della comunicazione più diminuiscono le possibilità di occupazione.
Che fare allora?
Intanto continuare a respingere le affermazioni superficiali e strumentali e poi non stancarsi di chiedere conto della differenza tra il dire e il fare a chiunque pratichi questo antico esercizio.
Con una sola certezza: difficilmente McLuhan sarebbe potuto
nascere in questo Paese.
Tra professionalità e opportunismi
Altri articoli
-
Primo piano
Regione Basilicata virtuosa
-
Primo pianoFormazione a Bologna
-
Tecnologie interattiveDigitalizzazione delle reti televisive nazionali
-
Tecnologie interattiveL'utente web riceve 6 newsletter al giorno
-
EuropaL'Unione Europea e i giovani
-
Enti locali
Provincia di Perugia e semplificazione
-
Agenda
Forum P.A.
-
Lo scaffaleSocietà e burocrazie in Italia
-
ER-GovNext Generation Network