"Salute tra bufale e Dr Google. Comunicare la salute nell'era di Internet e dei social media" è il recentissimo convegno che si è tenuto presso l'Università di Sassari ed ha affrontato il tema dell'evoluzione della comunicazione della salute e sanitaria in seguito al grande sviluppo di Internet e dei social media. Le ricerche mettono infatti in evidenza come sia crescente il numero di aziende sanitarie territoriali e ospedali che stanno aprendo pagine ufficiali sui siti di social network per dialogare con i cittadini e i mass media, così come il numero di cittadini che si informano sui temi della salute attraverso "Dr Google", blog e Facebook. Questi processi stanno modificando profondamente il rapporto con medici, giornalisti e Istituzioni pubbliche preposte alla salute.
Il convegno ha rappresentato il momento conclusivo delle attività del progetto "Curarsi con Dottor Google? Percorsi di informazione, conoscenza ed empowerment del cittadino sardo sui temi della salute all'interno di Internet e dei social media", del Dipartimento di Scienze Politiche, Scienze della Comunicazione e Ingegneria dell'informazione dell'Università di Sassari, coordinato da Elisabetta Cioni e da Alessandro Lovari, con il contributo della Fondazione di Sardegna. Il progetto si è avvalso della collaborazione di partner, fra i quali "Compubblica", il Dipartimento di Comunicazione dell'Università degli studi di Urbino Carlo Bo, l'Institute of Communication and Health dell'Università di Lugano, Associazione Casa Emmaus Impresa Sociale e il mondo della scuola.
Alessandro Lovari (docente di Strategie di Comunicazione Pubblica a Sassari e componente del Comitato scientifico dell'Associazione) ha presentato, assieme a Angela Piredda, alcuni risultati del progetto. In particolare la mappatura nazionale ha evidenziato come su 123 Asl e Ats, 82 hanno una presenza social. Di queste, solamente 6 sono multi piattaforma perché, oltre ai più utilizzati social come Facebook, Twitter e YouTube, sono presenti su altri canali come Google+, Instagram e SnapChat. La parte qualitativa della ricerca, realizzata con interviste agli operatori dei social nelle aziende, ha messo in luce come, in molti casi, non siano presenti risorse umane e competenze specifiche per la gestione dei canali social per la salute, ma anche la consapevolezza che alcuni pubblici – tra cui i giovani, gli immigrati e chi vive in condizione di marginalità - possano essere raggiunti e aiutati proprio tramite a queste piattaforme. Dall'altra parte, permane la diffidenza di molte strutture dirigenziali nei confronti di uno strumento spesso non conosciuto e che rischia di portare in grande evidenza commenti negativi sulle strutture sanitarie, difficili da gestire in un ambiente digitale pubblico di frequente usato anche dai mass media.
Lella Mazzoli, dell'Università di Urbino, ha illustrato i dati relativi ad alcune ricerche sull'uso dei social media da parte dei medici e dei cittadini, di come ci troviamo di fronte ad un cambiamento epocale nei rapporti tra medico e paziente, immersi in un ecosistema informativo complesso in cui i pazienti sviluppano innovative pratiche di patchwork mediale attingendo da diversi strumenti e ambienti comunicativi. Eugenio Santoro, dell'Istituto Mario Negri, si è soffermato sul tema delle bufale in sanità, illustrando alcuni decaloghi realizzati per aiutare i cittadini a trovare informazioni sanitarie credibili e affidabili nel web, ha messo altresì in luce la necessità di attivare percorsi di educazione sull'uso consapevole dei media digitali nelle scuole; una attività peraltro realizzata anche nel progetto "Curarsi con Dr Google" in due istituti di Arzachena e Sassari, per la collaborazione della testata "Reporters Tv" del Dipartimento PolComIng di Sassari. 
A seguire Gea Ducci, dell'Università di Urbino, ha evidenziato l'importanza di fare rete per la comunicazione pubblica della salute al fine di realizzare campagne congiunte e attivare una relazionalità consapevole tra i diversi soggetti del territorio, mentre Pier Carlo Sommo, segretario di "Compubblica", ha evidenziato la centralità del ruolo del comunicatore pubblico per la comunicazione della salute e la necessità di attivare specifici percorsi formativi legati al mondo digital e social per la salute. In tal senso l'Associazione rappresenta un punto di riferimento costante per tutti i comunicatori e per gli studenti di Scienze della comunicazione a livello italiano.
I risultati del progetto confluiranno in un volume in uscita nell'autunno del 2017.
 
                                 
        
         
                                         
                                         
                                         
                                         
                                        