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Archivio newsletter - Associazione Italiana per la Comunicazione Pubblica e Istituzionale

Periodico comunale: informazione, promozione o propaganda?


In un momento storico particolarmente difficile per i Comuni alle prese con gli equilibri di bilancio, uno degli interrogativi più diffusi tra i comunicatori pubblici è se le spese per la realizzazione di un periodico comunale debbano essere o meno soggette ai tagli previsti dal DL 78/2010 (convertito nella L. 122/2010 “Misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica”) i cui effetti dovranno essere considerati anche nella predisposizione dei bilanci di previsione del 2012. 

Un quesito che, anche per la pubblicazione di un intervento “maccheronico” sul giornale di un piccolo Comune della provincia di Arezzo, ci permette di fare ulteriormente chiarezza sul punto.  
Pagine politiche: si correggono?
L'antefatto è l'intervento di un presidente del Consiglio che, per fare una sintesi sul lavoro svolto nel corso dell'ultimo anno, è incappato nell'elaborazione di uno scritto non proprio preciso sul piano linguistico e grammaticale. Però a noi non interessa fare le pulci all'autore dell'articolo, né tanto meno dare manforte al consigliere di opposizione che si è divertito a rilanciare lo scritto su Facebook, facendolo così riprendere in modo colorito dal “Corriere” fiorentino. 

Un primo elemento da tenere presente in queste situazioni è che il responsabile della comunicazione di un Ente non può consentire l'uscita di un giornale istituzionale con una serie di errori madornali, “accompagnando”, nel caso fosse necessario, l'autore di un testo a una rielaborazione corretta. Se qualcuno, per sbaglio o per scarsa conoscenza della lingua, scrive la terza persona singolare del verbo avere senza la ‘h’ davanti, il comunicatore deve intervenire. Perché rischierebbe di sminuire l'intera pubblicazione. 

La registrazione
Un secondo elemento che riteniamo importante da verificare è la corretta registrazione della pubblicazione. Molti Comuni, per evitare gli elevati costi di iscrizione all'albo dei giornalisti (eventualmente nell'elenco speciale) del sindaco e i conseguenti tributi anche per le pratiche in tribunale, tendono a far uscire la propria pubblicazione come supplemento ad altre, magari private, già esistenti. Nel caso del Comune in provincia di Arezzo che abbiamo preso in esame, si tratta addirittura di un “giornale quotidiano radiodiffuso”. Formalmente non ci sono problemi, ma c'è così una confusa commistione di responsabilità tra pubblico e privato rispetto ai contenuti. 

Anche il nome è importante
Uno dei difetti che riscontriamo in molti Comuni è l'identificazione del periodico comunale con il diminutivo “giornalino”. Se è vero che in alcuni dizionari il termine viene associato alle pubblicazioni aziendali o scolastiche, nel caso di un'Istituzione rischia di essere, a nostro parere, un po' riduttivo. Meglio quindi giornale o periodico comunale. 

Informazione, non propaganda
Un altro aspetto che lo sviluppo della comunicazione pubblica non è però riuscito a superare riguarda i contenuti. Ancora oggi, in molti casi si tende a fare del periodico uno strumento quasi di propaganda personalistica. Cioè un'attività non viene raccontata per quello che è, con anche l'inserimento di una dichiarazione dell'amministratore locale, ma addirittura ruota intorno alla figura dello stesso assessore producendo un duplice effetto: la notizia non vive in sé, ma come risultato di un individualismo degenerativo della policy promossa; la presenza eccessiva dell'elemento propagandistico porta a una diminuzione della credibilità dei contenuti. 

Attenzione alla pubblicità
Occorre inoltre ricordare che la vendita eccessiva di spazi di promozione economica sul proprio periodico comunale potrebbe far ricadere la pubblicazione nei vincoli imposti dal DL 78/2010. Come in ogni cosa, serve quindi equilibrio. Se da una parte l'eccesso di pubblicità rischia di sminuirne il ruolo dell'informazione istituzionale, dall'altra trasforma il giornale del Comune in un vero e proprio strumento pubblicitario.


Di Claudio Trementozzi