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Comunicazione Pubblica

Archivio newsletter - Associazione Italiana per la Comunicazione Pubblica e Istituzionale

Le tecniche della comunicazione politica si stanno mescolando, in modo sempre più prepotente, con quelle della comunicazione istituzionale. E così succede che la bulimia degli annunci di democrazia partecipata maschera ciò che quella rappresentativa concettualmente non esclude e che rappresenta invece l'elemento essenziale del dialogo, della circolarità, dell'effettivo coinvolgimento diretto del cittadino.

La sensazione che abbiamo, come comunicatori pubblici, è che l'insistenza nel coniare continuamente nuove metodologie partecipative, da quella utilizzata per chiedere agli italiani suggerimenti per la riforma della P.A. fino alla più recente del “passo dopo passo”, faccia perdere di vista la sostanza. Interessante, a tal proposito, l'articolo scritto da Martina Pennisi su Wired.it (http://www.wired.it/attualita/politica/2014/09/01/cosa-funziona-passodopopasso-italia-renzi/) che analizza il nuovo sottodominio del Governo.

Il rischio maggiore è che venga alimentato un canale comunicativo a senso unico, dove il cittadino deve accontentarsi dei resoconti, senza poter interagire se non utilizzando eventualmente altri canali. Solo per fare un esempio, basta vedere le modalità per seguire l'andamento dei cantieri di prevenzione dei rischi idrogeologici. Viene annunciato su "passo dopo passo" che il "nuovo strumento di partecipazione" sarà disponibile da ottobre, però occorrerà utilizzare un altro sito: italiasicura.governo.it. Con questo effetto scatole cinesi, forse solo gli addetti ai lavori si interesseranno dei contenuti. E il risultato sarà inevitabile sul piano comunicativo. Perché l'eccesso di siti diventa spam e quindi perde ogni suo appeal anche solo sul piano informativo. Delegando sempre di più ai media il ruolo di comunicatore pubblico.

Forse perché la politica ci ha abituato troppo spesso agli annunci, alle promesse, alle "rivoluzioni" democratiche in nome del cambiamento, che in un Paese conservatore come l'Italia sembra essere considerata l'unica via d'uscita dalla crisi. Così, accanto ai numerosi siti o ai diversi claim, dall'arcinoto "Fatto" del primo governo Berlusconi, siamo oggi arrivati agli hastag per ogni cosa, anche per i millegiorni. Con il rischio che la propaganda prenda il sopravvento provocando un effetto pericoloso. L'esaltazione (illusoria) di una democrazia partecipata potrebbe intaccare profondamente quella rappresentativa, sancita dalla nostra Costituzione, determinando una deresponsabilizzazione che non aiuta il Paese.

Claudio Trementozzi