Nella realtà contemporanea, dominata da individualismo e liberismo economico, la salute viene considerata come diritto privato con accesso secondo il proprio grado di solvibilità.
Invece sono i servizi socio-sanitari a dover essere classificati come beni pubblici sociali, poiché costituiscono utilità funzionali all'esercizio dei diritti fondamentali e al libero sviluppo della persona.
Invece sono i servizi socio-sanitari a dover essere classificati come beni pubblici sociali, poiché costituiscono utilità funzionali all'esercizio dei diritti fondamentali e al libero sviluppo della persona.
Esiste una concezione pubblicistica alla base del welfare non sufficiente a giustificare il paradigma della salute bene comune.
La differenza tra beni comuni e beni pubblici sociali non è speculazione del pensiero giuridico ma riflette una impostazione di filosofia sociale che si proietta nelle pratiche attuative.
La concezione dei beni comuni implica un coinvolgimento diretto e consapevole delle popolazioni nella preservazione e gestione dei beni, responsabilità diffusa e capacità di auto-normazione.
Nel caso dei beni pubblici invece, la gestione viene delegata e istituzionalizzata a strutture che tendono ad autonomizzarsi con il risultato che la mutualità è ricondotta alla competenza esclusiva dello Stato.
Viviamo in un mondo di mondi interrelati in reciproca connessione. Per citare l'ecologia integrale di Papa Bergoglio: "tutto è in relazione", "tutto è collegato". Ed ancora "senza una visione d'insieme non ci sarà futuro per nessuno".
Ognuno di noi dunque dipende dall'organizzazione sociale in cui siamo immersi. Siamo parte dell'universo fisico, materiale ed energetico planetario. Ma troppo spesso ce ne dimentichiamo.
I beni comuni non sono indipendenti dalle relazioni sociali instaurate tra le persone e la natura; sono modalità di formazione delle communitas basate sulla condivisione e cooperazione disinteressata.
La salute è il bene comune della vita intesa come una risorsa naturale interdipendente con i cicli vitali della biosfera. Grazie alla gestione condivisa del bene-comune-salute si possono creare relazioni umane salutari e istituire servizi promotori di salute.
Immaginare la salute bene comune non una semplice riorganizzazione dei servizi, ma una rivoluzione nel modo di intenderli.
I fatti pandemici hanno dimostrato quanto l'accessibilità ai servizi sanitari deve tornare ad essere riconosciuta e onorata come diritto fondamentale di ciascun essere umano, concependo la salute come un bene comune.
Il mondo improvvisamente si è fermato per la circolazione di un virus. Ci siamo scoperti fragili e indifesi.
Ricchi e poveri impreparati senza distinzioni. I poveri con già enormi difficoltà, figurarsi se in grado di attivare prevenzione. I ricchi, presi a far funzionare i sistemi sanitari secondo le regole del profitto, hanno ignorato il prevedibile pericolo.
La pandemia ha creato un'eccezionale emergenza comunicativa democratica, che ha coinvolto ogni figura pubblica e istituzionale, social e media verso un'apparente unica narrativa ma con un cortocircuito comunicativo disorientante per l'opinione pubblica che ha ceduto a emozioni e influenza della disinformazione.
In ogni situazione di emergenza sono necessari i comunicatori pubblici, come ha detto di recente Borrelli: la comunicazione ha priorità assoluta, necessita di coordinamento, deve essere chiara, fonti validate, social presidiati e comunicazioni nette e univoche.
Il mondo improvvisamente si è fermato per la circolazione di un virus. Ci siamo scoperti fragili e indifesi.
Ricchi e poveri impreparati senza distinzioni. I poveri con già enormi difficoltà, figurarsi se in grado di attivare prevenzione. I ricchi, presi a far funzionare i sistemi sanitari secondo le regole del profitto, hanno ignorato il prevedibile pericolo.
La pandemia ha creato un'eccezionale emergenza comunicativa democratica, che ha coinvolto ogni figura pubblica e istituzionale, social e media verso un'apparente unica narrativa ma con un cortocircuito comunicativo disorientante per l'opinione pubblica che ha ceduto a emozioni e influenza della disinformazione.
In ogni situazione di emergenza sono necessari i comunicatori pubblici, come ha detto di recente Borrelli: la comunicazione ha priorità assoluta, necessita di coordinamento, deve essere chiara, fonti validate, social presidiati e comunicazioni nette e univoche.
Duro il mestiere degli addetti stampa e degli URP delle Aziende Sanitarie in questi tempi di emergenza. Disponibili e pronti sempre, eroi per simile fatica a tutela e veicolo di ogni utile informazione accanto agli eroi sanitari. Noi che sappiamo che la comunicazione pubblica è cultura ed educa, siamo consapevoli che deve essere realizzata solo da professionisti competenti.
Siamo già in Fase2-Covid; resta necessario che le unità di crisi governative lavorino insieme ai professionisti della comunicazione pubblica, funzione strategica, imprescindibile, paritaria e democratica, uguale per tutti.
Speriamo di uscirne migliori.
Rosaria Caltabiano