La trasformazione digitale, che investe ormai tutto il globo, impone ai singoli mercati e alle società di adeguarsi, innescando processi virtuosi di innovazione. Ma per farlo occorrono le giuste competenze, che nel nostro Paese in parte ancora mancano, sia per l'assenza di una strategia di lungo periodo che coinvolga aziende e sistema formativo, sia per un digital divide ancora endemico.
La seconda edizione dell'Osservatorio delle Competenze Digitali, che ha coinvolto aziende della domanda e dell'offerta ICT e Pubbliche Amministrazioni, fa emergere alcune evidenze. Le principali:
- aziende e Pubbliche Amministrazioni sono altamente consapevoli (80-90% dei rispondenti) dell'impatto della “digital trasnformation” e della necessità di adeguare le competenze digitali soprattutto alla luce dei nuovi trend (mobile, digitalizzazione di flussi e processi, business analytics, iot, cloud computing, evoluzioni web, pagamenti elettronici).
- Il livello di copertura delle competenze (definite sulla base del sistema europeo e-Competence Framework - e-CF), misurato come simultanea presenza di tutte le componenti necessarie, varia dal 73% delle aziende ICT a 67% delle società in house delle Regioni e Provincie Autonome al 48% delle aziende utenti, per arrivare al 41% nella P.A. Centrale e al 37% nella P.A. Locale.
- I profili più ricercati nelle aziende utenti e nella P.A. sono il CIO, il security manager, il database administrator e il digital media specialist, l'enterprise architect, il business information manager, l'ICT consultant e il business analyst.
- I canali di reclutamento prevalenti sono per le aziende ICT il network personale-professionale (70% circa delle aziende interpellate), mentre per le aziende utenti sono le società di ricerca e selezione (più del 50% delle aziende utenti). Nella P.A. si ricorre al concorso pubblico: 100% della P.A. Centrale e oltre l'80% della P.A. Locale.
- La crescita delle competenze interne è basata soprattutto sul training on the job (oltre il 90% degli Enti Centrali, 75% di quelli Locali, 80% delle aziende utenti, 87% delle aziende ICT). Fanno eccezione le società ICT in house di Regioni e Province Autonome, che più di tutte ricorrono a corsi di formazione, ma ciò non corregge il fatto che in generale le giornate dedicate alla formazione sono pochissime.
- Le lauree più accreditate sono Informatica/Scienza dell'Informazione, unitamente ad altri indirizzi di Ingegneria, poiché sono le lauree che rispondono meglio alle variegate sfide che l'evoluzione digitale comporta.
- Le retribuzioni nel settore ICT, che costituiscono uno specchio dell'andamento del mercato, sono un punto che certamente non brilla: sono infatti più basse rispetto alla media generale.
- In tema di osmosi scuola-lavoro, lo studio rileva che il 60% delle aziende (ICT e utenti) e degli Enti ha rapporti continuativi con il mondo accademico, finalizzati prevalentemente ad assorbire risorse già formate per attività di stage, nonché di supporto a tesi di laurea sperimentali.
In sintesi, i dati dell'Osservatorio evidenziano come in Italia la cultura e le competenze digitali non riescano a tenere il passo con la società e l'economia. Il messaggio della presentazione dell'Osservatorio non può che concentrarsi sulla necessità di una condivisione strategica, volta ad amplificare e velocizzare il dialogo tra mondo dell'istruzione e del lavoro.
www.agid.gov.it
 
                                 
        
         
                                         
                                         
                                        