I tg sono ancora la prima fonte d'informazione degli italiani (per il 60,6%), al secondo posto c'è Facebook (35%). A più della metà degli utenti di Internet è capitato di dare credito a notizie false circolate in rete (spesso per il 7,4%, qualche volta per il 45,3% degli italiani). Lo rivela il 14° Rapporto Censis sulla comunicazione "I media e il nuovo immaginario collettivo".
I giudizi espressi sul tema vogliono tre quarti degli italiani (77,8%) affermare che si tratta di un fenomeno pericoloso (80,8/% di diplomati e laureati). Proprio costoro ritengono, con valori superiori alla media della popolazione, che le bufale sul web vengono create ad arte per inquinare il dibattito pubblico (74,1%) e che favoriscono il populismo (69,4%). I giovani invece danno meno peso a queste valutazioni. Il 44,6% ritiene che l'allarme sulle fake news sia sollevato dalle vecchie élite, come i giornalisti, che a causa del web hanno perso potere.
Nell'epoca della disintermediazione digitale, app e startup stanno rimodellando abitudini e comportamenti quotidiani. Il 39,7% degli utenti di Internet controlla il proprio conto corrente tramite l'home banking (circa 15 milioni di persone), il 37,7 % fa shoppping in rete. Non decollano, invece, le prenotazioni sul web delle visite mediche (8%), nè i rapporti on line con le Pubbliche Amministrazioni (14,9%). Cresce invece il fenomeno del self-tracking: oggi il 13,2% degli italiani si avvale di dispositivi digitali per monitorare e archiviare informazioni sul proprio stile di vita (attività fisica e sportiva, dieta alimentare e altro). I servizi delle aziende del capitalismo digitale (da Uber a Airbnb, da Deliveroo a Foodora) sono state utilizzate nell'ultimo anno dal 6,9% degli italiani, con un coinvolgimento maggiore dei giovanissimi under 30 (10,4%) e delle persone più istruite (9,3%). Questi servizi vengono promossi per il loro carattere innovativo (il 59,1% degli italiani riconosce loro il merito di aprire continuamente nuove strade all'innovazione) e perché fanno risparmiare tempo e denaro (54,1%). La preoccupazione maggiore resta l'impatto reale dell'app economy sui posti di lavoro: per il 44,7% degli italiani non si crea nuova e vera occupazione.
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