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Archivio newsletter - Associazione Italiana per la Comunicazione Pubblica e Istituzionale

Si è tenuto recentemente all'ISPI (Istituto per gli Studi di Politica Internazionale) a Milano un incontro su "Le velocità dell'Europa". Il tema in discussione, rilanciato al vertice di Versailles del 6 marzo ma non nuovo nelle riflessioni sul futuro dell'Unione, è stato quello dell'Europa a più velocità con i moltissimi interrogativi che pone: da come costituire i gruppi che saranno parte di diverse Europa a diverse velocità, a dove sarà collocata l'Italia, alle votazioni imminenti in Francia, Germania e il prossimo anno anche in Italia, all'avvio del processo formale della Brexit il 29 marzo, alla percezione che dell'Europa hanno i cittadini (dall'ultima rilevazione demoscopica ISPI-Rainews risulta che anche oggi in Italia anche se di poco prevalgono i giudizi positivi sull'Unione Europea 53% contro il 47%).

Ne hanno parlato Enrico Letta, Dean, Paris School of International Affairs, SciencesPo; Ferruccio de Bortoli, presidente Longanesi; Antonio Armellini, co-autore insieme a Gerardo Mombelli del volume "Nè Centauro, nè Chimera. Modesta proposta per un'Europa plurale"; Giampiero Massolo, presidente ISPI e Ignazio Visco, governatore Banca d'Italia.

I discussant hanno analizzato i temi da vari punti di vista: politico (i fenomeni Trump e Brexit sono frutto anche degli errori delle classi dirigenti), sociale (come chiedere ai paesi dell'Est, per rinsaldare i vincoli europei ed essere più dfidanti nel panorama internazionale, di rinunciare a una parte della sovranità che hanno riconquistato da pochi anni?), economico (senza politiche per il bilancio e il lavoro e decisioni comuni sui flussi migratori non c'è Europa), di strategia futura (il libro bianco di Juncker sul futuro presenta 5 scenari su cui i paesi dovranno confrontarsi) e di percezione/gradimento.

Ad interrogarsi sulla percezione dell'Europa da parte dei cittadini italiani Ferruccio de Bortoli che ha detto come siano molto più conosciute le debolezze e gli errori dell'Europa che non le grandi positività che l'Unione ha portato. Chiedendosi tra l'altro se non ci siano stati degli errori anche da parte della stampa e dei comunicatori pubblici che gestiscono l'informazione su questi temi i quali, forse, non sono stati in grado di spiegare quanto di positivo l'Europa ha garantito.

E' vero che raccontare l'Europa non è semplice, ma l'impegno avuto nel farlo in questi anni è stato davvero scarso. Quello che è mancato è far capire ai cittadini europei, con parole semplici e con i mezzi di comunicazione che usano, i vantaggi diretti e indiretti che hanno ricevuto.
Invece di grandi campagne sulla filosofia dell'Europa, messaggi mirati per pubblico di riferimento e mezzi diversificati; contenuti interessanti e linguaggio comprensibile. Insomma... il lavoro di noi comunicatori pubblci... quello che troppo spesso viene sottovalutato o dimenticato.
F.F.