L'Istat ha diffuso i risultati preliminari del censimento permanente delle Istituzioni Pubbliche sulle sezioni relative al lavoro agile e sull'impatto del Covid-19 sulla Pubblica Amministrazione. Nel primo anno della pandemia, solo il 3,6% delle istituzioni pubbliche era già precedentemente attrezzato con strutture e iniziative di lavoro agile, per cui l'emergenza sanitaria ha indotto tutte le istituzioni pubbliche a sperimentare, spesso improvvisando, la modalità di lavoro in remoto.
Le istituzioni che più hanno lavorato da remoto sono la Presidenza del Consiglio e i Ministeri (66,7%), le Agenzie dello Stato (50,0%), le Città metropolitane (28,6%), le Università pubbliche (27,1%) e le Giunte e i consigli regionali (25%). All'opposto, i Comuni sotto i 20mila abitanti e le Comunità montane sono risultate le amministrazioni pubbliche meno orientate alla sperimentazione della modalità di lavoro agile.I dati sono stati presentati e commentati nell'evento organizzato dall'Istat "Censimento permanente delle Istituzioni pubbliche. Presentazione dei primi risultati edizione 2020-Emergenza sanitaria e resilienza delle istituzioni pubbliche", a cui è intervenuta Marcella Panucci, capo di gabinetto del ministro per la Pubblica Amministrazione: "I risultati illustrati oggi segnalano una risposta tempestiva delle amministrazioni ma anche la necessità di linee d'indirizzo omogenee sul lavoro agile. Perché occorre tenere conto dell'ampia varietà organizzativa delle amministrazioni stesse e quindi della necessità di adattare la disciplina dello smart working alle proprie esigenze. Per questo, la scelta del Governo è stata quella di anticipare la contrattazione collettiva, con un accordo tra il datore di lavoro pubblico e le organizzazioni sindacali. Era necessario passare dal lavoro agile come risposta all'emergenza sanitaria, spesso improvvisato e poco efficiente, al lavoro agile come ordinaria modalità di organizzazione del lavoro, disciplinata in tutte le sue componenti: dalla dotazione tecnologica, ai diritti del lavoratore passando per gli obblighi del datore di lavoro, ossia la Pa. Un percorso costruttivo e innovativo, concluso il 30 novembre scorso con la stesura delle linee guida sul lavoro agile, che stanno funzionando da modello anche nel lavoro privato".
Il report avverte poi che, sebbene l'esperienza della pandemia abbia accelerato il processo di digitalizzazione della P.A., avviando nuove iniziative formative per i dipendenti oltre all'acquisizione di device e software, restano alcune criticità, a partire dalla misurazione delle performance e il monitoraggio della soddisfazione degli utenti per i servizi ricevuti, così come la necessità di adeguare al nuovo modello la responsabilizzazione gestionale della dirigenza, l'efficienza nella prestazione dei servizi e il benessere dei lavoratori.www.funzionepubblica.gov.it