Il prossimo 30 giugno scade il termine di adeguamento al sistema "PagoPA" per tutte le Amministrazioni pubbliche. Da luglio, perciò, tutti i prestatori di servizi a pagamento - i Payment Service Provider-PSP - non potranno più eseguire e ricevere pagamenti se non tramite "PagoPA".
Le Amministrazioni interessate, anche se sollecitate dal ministro per l'Innovazione Tecnologica e la Digitalizzazione, per la necessità di concludere il processo di digitalizzazione che avvantaggia sia l'economia sia la qualità dei servizi pubblici hanno chiesto tramite l'Anci una ulteriore proroga.
Le ricerche dell'Osservatorio eGovernment del Politecnico di Milano evidenziano che le maggiori difficoltà dei Comuni per adeguarsi al sistema di pagamento elettronico sono di due tipi. Organizzativo: "PagoPA" è un progetto complesso che investe trasversalmente tutti i settori ed esige una revisione dei processi e delle modalità di interazione con l’utenza, necessita di tempo, risorse umane e competenze multidisciplinari da dedicare. Non è solo un adempimento.
Gestionale: manca il "capitale umano" che, soprattutto nei piccoli Comuni, è una risorsa scarsa. Infatti i Comuni chiedono supporto organizzativo in ogni forma: consulenza tecnica specialistica, formazione e una guida operativa che chiarisca le attività da svolgere e i passi operativi necessari per la gestione del progetto.
A tutto ciò si va ad aggiungere il difficile periodo in già vissuto e da vivere ancora. In questa emergenza straordinaria sarà probabilmente impossibile, alle P.A. non in regola, riuscire a dedicare risorse umane per un progetto di innovazione nei pagamenti che non ha la stessa urgenza che ha l'erogazione di servizi essenziali e primari, tenendo conto che tanti dipendenti pubblici lavorano in remoto o in smart working.
Da qui la richiesta di slittamento di Anci al 30 giugno 2021. Perché, se prima di Covid-19 le Amministrazioni pubbliche non riuscivano ad adeguarsi, tanto più ora, aumentate le difficoltà, potrebbero riuscirci.