Dice l'Osservatorio sulle piattaforme on line di Agcom (dicembre 2019) che il valore dei dati generati da un utente delle maggiori piattaforme - Google, Facebook, Instagram, YouTube, …. – valgono fra i 10 e i 40 Euro l'anno ogni utente. Sono maggiori quelli per Google a scendere gli altri.
Il valore per anno dei dati individuali fra i social network è stimato in Euro 37 per Google, in 21 Euro l'anno per Facebook, in 11 Euro per Instagram, in 10 Euro per YouTube (settore intrattenimento). Ci sono forti differenze geografiche poichè i dati di uno statunitense, ai fini pubblicitari, valgono molto di più: 150 Euro l'anno nella ricerca e 90 Euro nei social. Tre volte di più del valore degli utenti europei e 15-18 volte di più di quelli degli utenti dei Paesi in via di sviluppo.
I dati hanno un enorme valore per la profilazione degli utenti. Perché la disponibilità di grandi masse di dati individuali, forniti non a fronte di un corrispettivo economico ma del servizio gratuito erogato, "consente alla piattaforma di compiere un’accurata profilazione degli utenti, dalla quale dipende la possibilità per gli inserzionisti che si servono della piattaforma di raggiungere target specifici di consumatori" ribadisce Agcom.
In questo contesto viene elaborato un indicatore, l'Arpu, dato dal rapporto fra i ricavi pubblicitari conseguiti nell'anno e il numero medio di utenti raggiunti. Questo, spiega l'Agcom "fornisce una misura di quanto vengono valorizzati i contatti pubblicitari (personalizzati) della piattaforma e, dunque, del valore che per finalità pubblicitarie assumono i dati degli stessi, implicitamente scambiati per la gratuità del servizio".
I ricavi del 2018 delle piattaforme on line nel mondo sommano 692 miliardi di ricavi. In l'Italia, sul mercato dei dati, l'Autorità segnala che "ai soli fini pubblicitari, il fatturato generato in un anno dai dati di un singolo utente italiano vale in media per le piattaforme 5 volte i ricavi dei principali publisher nazionali (testate on line e portali)".