Le voci si rincorrevano fin dalla fine di agosto 2012, al termine del vertice che si è tenuto a Nicosia tra i 27 ministri degli affari comunitari. Sarebbe stato impossibile, secondo le conclusioni dei rappresentanti dei Governi degli Stati membri UE, prevedere la somma di 50 miliardi di euro per garantire il raggiungimento della diffusione della banda larga in tutto il territorio europeo. 
   Si era però ipotizzata almeno la somma di 9,2 miliardi, per avviare il progetto e garantire anche nuova occupazione. Un impegno, nell'ambito del progetto dell'Agenda digitale, che è stato accolto di buon grado dalla PA, sia a livello centrale sia periferico. Tanto che sono stati siglati protocolli d'intesa per la diffusione della banda larga e molti comunicatori pubblici hanno inserito nei loro piani annuali alcuni capitoli proprio sulle opportunità di sviluppo dei canali digitali, anche per offrire una vasta gamma di servizi 24 ore su 24. 
   
   La doccia fredda è arrivata nei giorni scorsi, perché la UE ha deciso di ridurre a meno di 1 miliardo i fondi per le telecomunicazioni. La commissaria europea che si occupa dell'Agenda digitale, Neelie Kroes ha lanciato l'allarme, evidenziando che il fondo potrà essere destinato solo all'infrastruttura dei servizi digitali, come eHealth, eSignatures, eProcurement, cybersecurity ed Europeana.
   La notizia ha provocato la reazione anche del consorzio d'industria Fibre To the Home (FTTH), che ha sollecitato un cambio di rotta, se si vogliono garantire gli obiettivi che la stessa UE si è data e che intende raggiungere entro il 2020. 
   
   
      
                           
                Banda larga: l'Europa azzera (quasi) i fondi
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