La relazione della Commissione parlamentare di inchiesta sul livello di digitalizzazione e innovazione della Pubblica Amministrazione e sugli investimenti nel settore delle tecnologie (160 pagine) fa emergere una situazione di grande arretratezza dell'Italia digitale, fatta di ritardi, sprechi e disservizi che hanno come unica conseguenza lo “scarsissimo utilizzo dei servizi on line da parte dei cittadini”, i quali mostrano un basso gradimento di quanto fatto finora.
"Dai lavori della Commissione non si può desumere che la spesa ICT sia eccessiva (5,5 miliardi calcolati, 85 euro per ogni cittadino, ndr), ma sicuramente emerge una scarsa capacità di controllo della qualità della spesa, soprattutto per quanto riguarda i sistemi informativi e l'impatto che dovrebbero produrre, sia in termini di risparmi, sia in termini di miglioramento della qualità dei servizi, che non viene quasi mai misurato".Sempre secondo la Commissione: "La mancanza di adeguate competenze interne impedisce alle P.A. di contrattare adeguatamente con i fornitori, di progettare correttamente le soluzioni necessarie, di scrivere bandi di gara che selezionino il prodotto o il servizio più adeguato e aperto a nuove implementazioni e, infine, di controllare efficacemente lo sviluppo e la realizzazione delle soluzioni informatiche". Questo comporta che "si portano avanti i progetti, spesso con ritardi inaccettabili, ma anche quando sono conclusi sembra che non abbiano portato nessun miglioramento sostanziale e si passa quindi al progetto successivo, in un circolo vizioso".
Ma è solamente una delle criticità emerse perché, anche a proposito di anagrafe digitale, sono state sottolineate problematiche normative, organizzative e manageriali, che si sperano risolte con l'affidamento al commissario per l'attuazione dell'agenda digitale. Oppure come la mancanza di competenza per il Sistema agricolo informativo. E, non ultimo, lo spreco per servizi ICT detti genericamente "spese aggiuntive" che vengono caricate sulla Pubblica Amministrazione.
Fonte: AGI