Da oggi, sul sito dell’Associazione (www.compubblica.it) è consultabile il documento approvato a conclusione degli Stati Generali della Comunicazione Pubblica in Italia e in Europa.
Si tratta di una ampia panoramica non su cosa sia stata o sia la comunicazione pubblica ma su cosa debba diventare questa disciplina che rischia molto se nei prossimi mesi non si riusciranno a raggiungere alcuni degli obiettivi indicati nel corso degli incontri a Bologna.
Questa è la principale caratteristica che ha fatto degli Stati Generali un avvenimento distintosi nel panorama, spesso ripetitivo e monocorde, di molte iniziative che stanno caratterizzando il 2008.
Non è sempre facile raccogliere, in una unica sede, un così grande numero di protagonisti, a tutti i livelli, di questa disciplina.
Anche se nel nostro caso si trattava dello splendido Palazzo medioevale che si affaccia sulla piazza Maggiore della città. Una dimora costruita per essere la prigione di un re sconfitto e che, per tre giorni, è stata, invece, un luogo libero e aperto alle idee, alle parole e ai progetti.
Ebbene, in questo luogo siamo riusciti a far dialogare docenti e studenti, insegnanti e scolaresche, giornalisti e comunicatori pubblici, amministratori e dirigenti, esperti e studiosi.
Una parte significativa di quella Italia che vuole capire e cambiare. Che non cede alle lusinghe di vecchie volpi, che non si auto-promuove ma che vuole affrontare le irrisolte questioni del presente senza farsi trascinare in un “altrove” affascinante quanto impossibile.
Chi studia, chi pratica, chi sollecita una vera cultura della comunicazione pubblica deve sapere che il tempo dell’affabulazione è ormai alle nostre spalle. Deve sapere che la comunicazione è chiamata, più che ad esibizioni di eccellenza, a produrre qualità ed efficacia.
In una parola ad essere utile per i cittadini e per le Istituzioni.
Invitiamo tutti i comunicatori pubblici e non solo, alla lettura di questo testo che si propone come uno sguardo attento e aperto al futuro che ci attende.
Nelle prossime settimane ci impegneremo perché le altre associazioni del nostro settore lo conoscano, lo discutano e, ci auguriamo, lo condividano.
“Non è un Paese per vecchi” ci ricorda un recente film dei fratelli Coen. Parafrasando questo titolo potremmo dire che la riforma della pubblica amministrazione non è cosa per super-eroi.
Non saranno Mandrake, Batman o Capitan Ventosa a cambiare le nostre amministrazioni ma i milioni di colleghi che ogni giorno gestiscono uffici e servizi pubblici, si assumono responsabilità non sempre loro, assorbono l’insofferenza crescente dei cittadini.
Lo fanno senza super poteri ma solo perché amano il loro lavoro e perché sono sorretti da etiche e valori importanti.
Sono questi i primi destinatari del nostro documento che non è stato scritto con nessun inchiostro corporativo.
Sono questi i primi innovatori ai quali spetta il compito di dimostrare che la grande stagione del cambiamento non è tramontata come molti temono e qualcuno spera.
Sono questi che assieme ai comunicatori pubblici debbono impegnarsi in prima persona per dare nuovo vigore e maggior forza all’innovazione e al cambiamento.
A Bologna è stato detto e confermato, nello splendido discorso conclusivo di Mario Morcellini, che non saranno lasciati soli.
La comunicazione pubblica tra conferme e nuovi obiettivi
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